-di ANTONIO MAGLIE-
Il presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, inaugura l’anno giudiziario e spiega a una variegata platea di ministri quello che i cittadini sanno già vivendolo, quotidianamente, sulla propria pelle: la spending review, traduzione linguisticamente più esotica ma non per questo più ricca di virtù, di revisione della spesa, è stata sino ad ora sostanzialmente una “bufala” (“un parziale insuccesso” ha detto eccedendo forse in carineria diplomatica), con buona pace dei numerosi uffici-stampa disseminati tra Palazzo Chigi e le varie sedi ministeriali, che si sono impegnati nel tempo a presentare la cosa come l’uovo di Colombo che ci avrebbe dato di più facendo spendere meno allo Stato. Non è andata esattamente così. Lo dice Squitieri, con parole chiare e per nulla contaminate dal consueto barocchismo giuridico: la famosa revisione va letta come “contrazione, se non soppressione, di prestazioni rese alla collettività”. La sostanza, se vogliamo, è semplice: il conto lo paghiamo noi, cioè quei cittadini che adempiono fedelmente agli obblighi fiscali e che dopo aver versato il dovuto alle casse dello Stato nella speranza che qualcosa ritorni sotto forma di servizi, si vedono al contrario beffati con trasporti che funzionano sempre peggio, ospedali ridotti in condizioni sempre più precarie, scuole che perdono intonaci, docenti e, pian piano, anche studenti.
Tito Boeri ha fatto sapere che sulle pensioni di reversibilità non c’è nessuna proposta. E questo ci rassicura: perché le proposte che normalmente arrivano, tanto da Boeri quanto dal Governo, contengono normalmente pessime notizie. Alcune fonti governative, quando la storia delle pensioni di reversibilità è venuta a galla, si sono affrettate a sottolineare che non si voleva togliere nulla, ma al contrario dare qualcosa in più a chi aveva meno. Le parole di Squitieri inducono a diffidare. Soprattutto inducono a qualche amara considerazione. Per anni si è discusso in questo paese della congruità tra prestazioni pensionistiche e contribuzioni, di allungamento dell’ età pensionabile anche per adeguarla alla vita media. Ma l’analisi del presidente della Corte dei Conti deve obbligarci a meditare sulla congruità delle “prestazioni rese alla collettività” dalle varie articolazioni istituzionali della Repubblica (Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane, Comunità Montane, Comuni) in rapporto alle imposte versate dai cittadini. In un paese ad ampia evasione fiscale, pagano solo coloro che adempiono agli obblighi tributari. E pagano doppiamente: prima con l’Irpef e poi col taglio dei servizi. Gli altri, non solo non pagano con l’Irpef (o l’Iva), ma poi se ne strafregano della “contrazione” e/o “soppressione” dei servizi perché o ne usufruiscono comunque in quanto ufficialmente “nulla-tenenti” o si rivolgono al privato in quanto “troppo-tenenti” (non fanno code, non si sottopongono ad attese e delle scuole che crollano se ne infischiano perché mandano i propri figli in qualche scintillante istituto privato, semmai religiosissimo).
Il fatto è che in questi anni lo Stato è progressivamente venuto meno ai suoi compiti, schiacciandosi sempre di più su una attività di tipo ragionieristico in cui era prevista una sola operazione: la sottrazione. Le istituzioni sempre più “leggere” hanno impoverito chi riempie regolarmente le casse dell’Agenzia delle Entrate e arricchito chi, al contrario, alimenta regolarmente il flusso di capitali che va a sistemarsi comodamente al sole dei paradisi fiscali. E così peggiorano i servizi e scarseggiano quegli investimenti pubblici che rappresentano “la condizione per ottenere adeguati livelli di crescita”.
Mi permetto di dissentire per un aspetto non meno rilevante…….. Noi contribuenti alla luce del sole e quindi paganti fino all’ultimo centesimo , paghiamo per ben tre vote quello che ci sarebbe dovuto : le tasse dovute che un tempo , prima del federalismo fiscale, ti garantivano i servizi nazionali, regionali , provinciali e comunali. Adesso grazie ad i furboni del palazzo ed a Bossi end company ci troviamo a pagare oltre le tasse nazionali ( aumentate negli anni ) , anche quelle regionali e comunali che non sono poca cosa . In cambio come giustamente rileva il Presidente della Corte dei Conti Squittieri i servizi sono sempre più deficitari…….. Quindi ,badate bene , noi contribuenti in regola , le tasse le paghiamo per ben tre volte!!!!!!!!!!!!!~…………
Sono perfettamente d’accordo con lei. Mi premeva soprattutto segnalare il paradosso di un Paese in cui alcuni pagano anche per chi, pur potendo, non paga perché evade e in cambio di questa fedeltà viene “punito” con servizi scadenti.