– di ANTONIO MAGLIE-
I sondaggi danno il Movimento 5 stelle in ribasso. Si sa, queste valutazioni a campione sono un po’ come i listini borsistici: un giorno su, un giorno giù. E poi adesso ci sono gli spettacoli di Beppe Grillo che tra l’esibizione di una testa di tigre e una di lupo (ma in Parlamento in molti si presentano con quella d’asino), sta provando a ritornare a quella che è la sua professione elettiva, il comico. Qualcuno potrebbe anche dire: era ora. In fondo, meglio un buon comico (almeno per chi ama quel genere di comicità) che un pessimo politico che cambia opinione inseguendo i venti di giornata, ora sull’immigrazione, ora sulle unioni civili. Dal punto di vista della coerenza, il comico genovese non è che sino ad ora abbia brillato e con lui l’intero partito che si sente oggetto di una “congiura” tendente a farlo approdare speditamente in Campidoglio: una tesi che sembra quasi la versione più nobile ma allo stesso tempo comicamente involontaria delle case pagate all’insaputa dei proprietari.
La vera e propria farsa andata in scena l’altro giorno in Senato sul canguro (ormai la politica non può fare a meno dei riferimenti al mondo animale: è il trionfo di Orwell), illustra in maniera plastica i limiti di un partito che pure, all’apparizione in Parlamento, da un lato aveva detto che non avrebbe fatto accordi di governo con nessuno (salvo poi presentare una proposta di legge elettorale proporzionalista che per principio obbliga alle intese) e dall’altro aveva assicurato che, senza badare al colore delle maggioranze al potere, avrebbe sostenuto le leggi ritenute giuste e opportune. Di questa posizione filosofica il provvedimento sulle unioni civili sembrava essere un vero e proprio banco di prova avendo, i pentastellati, sbandierato ai quattro venti il loro sostegno a un provvedimento che aggiunge diritti e non li toglie. Ma poi è arrivata la parziale retromarcia di Grillo che si è scoperto fan di Ruini e ha virato verso la “libertà di coscienza” (sarebbe bello se primo o poi qualcuno invitasse alla libertà di incoscienza: forse i risultati sarebbero migliori). Infine, il rifiuto di dare sostegno al famoso “canguro” perché saltellava troppo poco: appena cinquecento emendamenti e non cinquemila. Che il Pd attraverso quella misura cercasse non solo di aggirare l’ostruzionismo leghista ma anche le divisioni interne, è chiaro a tutti. Meno chiaro è perché mai di fronte alla possibilità di portare comunque a casa un provvedimento ritenuto giusto e poter pubblicamente sottolineare il decisivo contributo offerto alla causa, il M5s sia stato colto da quello che nel tennis chiamano il braccino.
O meglio, anche in questo caso, è tutto abbastanza chiaro. Con i sondaggi in retromarcia meglio evitare di dare un indiretto sostegno ai democratici (e indirettamente al loro gradimento popolare) e lucrare qualche utile elettorale. Il fatto è che quel partito che si era posto l’obiettivo ambizioso di trasformare la politica ha dimostrato di non riuscire a fare politica. E’ un po’ come quei mediani dai piedi scadenti: bravi nell’interdizione ma incapaci di realizzare anche il più elementare passaggio, quello al compagno a cinque metri. Da questo punto di vista, illuminante fu qualche tempo fa Massimo Gramellini che rappresentando il parlamento come un condominio sostenne che vedeva bene i pentastellati negli abiti dei controllori ma non degli amministratori. Perché è troppo facile abbaiare alla luna (forse quella del cane sarà la prossima maschera che Grillo userà: in ogni caso il campionario è infinito), molto più difficile fare qualcosa di più concreto essendo la luna troppo lontana e la terra molto vicina. E’ troppo semplice miscelare in un contenitore generico (soprattutto nelle proposte) le mille (giustificatissime) rabbie che percorrono il paese, più complesso indicare una direzione di marcia, una rotta, un traguardo finale da raggiungere con l’ausilio di una visione politica coerente basata su un solido bagaglio di valori e di ideali. E’ la maledizione dei controllori: sanno (non sempre) scoprire chi non ha il biglietto, ma messi al volante dell’autobus possono provocare disastri.