Patrimoniale o morte

PATRIMONIALE

-MARIO TRIFUOGGI-
 
Le misure previste dalla manovra economica del governo Renzi, in primis i famosi 80 euro in busta paga per dieci milioni di lavoratori dipendenti, sono ragionevolmente percepite di rottura in un paese che ha dimenticato l’ebrezza di politiche economiche espansive. Il dibattito politico si accapiglia sulle coperture di spesa, ritenute quantomeno aleatorie (e a ragione, secondo il sottoscritto) se non addirittura insufficienti. Parliamo comunque di circa 16 miliardi di euro per il primo anno tra tassazione delle rendite finanziarie e spending review; cifre irrilevanti, in ambiti dove il margine di manovra è piuttosto scarso, che non spostano di un millimetro il quadro d’insieme.
 
Proviamo a fare due conti da ragioniere: l’Italia ha un debito pubblico di circa 2mila miliardi di euro, pari a oltre il 130% del suo prodotto interno lordo. Gli interessi sul debito si avvicinano sempre più velocemente a quota 100 miliardi, come nell’annus horribilis 1992. Basterebbero questi numeri a far capire che abbiamo superato il punto di non ritorno, oltre il quale anche i più ottimistici tassi di crescita non consentirebbero di invertire il trend negativo. Se poi aggiungiamo l’esborso annuale dovuto al Fiscal Compact, stimato fra 30 e 50 miliardi di euro, appare chiaro che il dibattito sul DEF non è solo irrilevante, ma addirittura una presa in giro: a queste condizioni, infatti, o l’anno prossimo comincerà la vera macelleria sociale o Bruxelles esproprierà definitivamente Palazzo Chigi.
 
A fronte di questa disastrosa situazione dei flussi di spesa, esiste invece uno stock di ricchezza nazionale, pari a circa 8mila miliardi e mezzo di euro, che appartiene per una buona metà al 10% più ricco della popolazione italiana; una distribuzione altamente sperequativa, peraltro in gran parte immobilizzata. Ora, a prescindere da qualsiasi considerazione di carattere politico e morale sulla concentrazione della ricchezza e sulle dinamiche della sua origine (anche se un’occhiata alle tasse di successione o sulla casa dei nostri vicini europei andrebbe data), è un imperativo economico mobilitare una parte di queste risorse per rimetterle in circolo e salvarci dal baratro. Una patrimoniale di almeno 400 miliardi (grossolanamente, il 10% della ricchezza del 10% più ricco) consentirebbe da un lato di abbattere il debito, liberando ingenti risorse strutturali derivanti dal corrispettivo abbassamento degli interessi; dall’altro di destinare una parte delle risorse a misure per la crescita, sia di breve (consumi, redditi, rilancio della domanda interna) che di lungo periodo (tassazione sulle imprese, ricerca e sviluppo, opere pubbliche). Sto parlando, ad ogni modo, della metà della cifra ipotizzata da Amato ed altri prima dell’insediamento del governo Monti.

Tornando alle considerazioni di carattere politico e morale, un’operazione di questo tipo – sperequazione o no – avrebbe bisogno di una giustificazione forte: un nuovo patto sociale e generazionale per garantire che i frutti di tale sacrificio non fossero sperperati ma ripartiti con equità e lungimiranza. Impegnarsi davvero anche sul fronte dell’evasione fiscale (da cui, per inciso, potremmo recuperare altri 100 miliardi di euro) sarebbe imperativo per non mortificare il significato di una tassa patrimoniale. Tuttavia la necessità economica di tale misura, da qualsiasi lato si guardi ai conti pubblici, è praticamente ineludibile. Un governo che ambisca ad arrivare al 2018 ma non affronti la questione di petto, è fatto di politici sciocchi o in malafede.
 
fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

2 thoughts on “Patrimoniale o morte

  1. Bello rubare (ops tassare e riscuotere) i soldi degli altri per continuare a mantenere gli sprechi di questo Stato inefficiente quanto spendaccione, ma tagliarla la nostra elevatissima spesa pubblica no? si darebbe troppo fastidio a chi ci mangia sopra eh…

    1. condivido in pieno: la patrimoniale sarebbe una misura giusta. In Italia, gran parte della ricchezza immobiliare è stata costruita con l’evasione fiscale selvaggia. Conosco persone che hanno un capitale di una decina di appartmenti comprati nel corso degli anni, con i soldi evasi al fisco. Anche io, se avessi evaso l’80% di ciò che ho guadagnato negli ultimi vent’anni, ora avrei un appartamento in più. E’ vero che ci sono sprechi nella spesa pubblica, e che lo Stato potrebbe spendere meno. Ma il fatto rimane che pagare le tasse è un obbligo politico e morale. L’esistenza di sprechi nel pubblico viene utilizzata come scusa per giustificare l’evasione.

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