Una nuova stagione dell’impresa pubblica

conferenza PozziOggi non si esce dalla crisi se non c’è l’intervento pubblico”. Durante la presentazione del libro di Daniele Pozzi “Una sfida al capitalismo italiano: Giuseppe Luraghi”, i relatori hanno sottolineato l’esigenza di ritornare ad una nuova stagione d’intervento pubblico nell’economia. Secondo Cesare Salvi “lo smantellamento ha inciso. Avevamo un sistema innovativo nel pubblico. L’Italia aveva il più grande intervento pubblico nell’economia grazie alle molte statalizzazioni. Oggi è quella che ne ha di meno, è stato dilapidato, gli italiani sono stati espropriati . Oggi non abbiamo più una struttura industriale e il sistema imprenditoriale fa fatica ad uscire dal familismo.

Negli interventi si è sottolineato come la figura di Luraghi rappresenti un modello ancora attuale di gestione dell’impresa pubblica, come ha ben evidenziato il Prof. Daniele Pozzi nel suo rilevante lavoro, ”Luraghi sosteneva che l’impresa pubblica dovesse essere gestisca con le logiche dell’impresa privata. Un umanista che i due mondi (pubblico e privato) si debbano incontrare”. L’autore del saggio ha sottolineato come in Italia il problema è che l’impresa non viene concepita come bene sociale ma feudale. Mentre i sindacati la vedono come bene sociale ma non comprendono la logica del profitto”.

Il giornalista Vittorio Emiliani, che ha conosciuto il manager milanese, ha evidenziato come “Luraghi sia stato l’espressione di una certa Milano. Poeta, scrittore, pittore e anche sportivo(praticò in gioventù la boxe). Passò alla storia come il rifondatore dell’Alfa Romeo, “industria migliore della FIAT”. L’ex direttore del Messaggero ha ricordato come “finché c’era De Gasperi, Vanoni, non ci fu l’ingerenza della politica nell’industria pubblica, nel capitalismo di Stato. Io ho conosciuto Luraghi quando la D.C. lo incolpava di non fare piccole auto per le famiglie come la FIAT, perchè lui era convinto che l’Alfa Romeo dovesse essere la BMW italiana ”.

Giorgio Benvenuto invece ha ricordato il ruolo del sindacato: ”le proteste dei lavoratori ottennero delle importanti conquiste nel 1969 ma dopo l’autunno caldo avvenne una svolta di destra al governo e le partecipate statali vennero utilizzate in termini di consenso. Da li gli investimenti divennero clientelari.

Secondo l’ex segretario della UIL abbiamo perso una grande occasione “se avessimo fatto delle scelte come in Germania, introducendo un modello partecipativo sano, avremmo un sistema industriale importante”.

In conclusione Cesare Salvi ha sottolineato la cattiva politica dell’assistenzialismo che sosteneva il monopolio automobilistico: “finito il monopolio, l’impresa automobilistica italiana si è trovata impreparata di fronte alla concorrenza, non avendo investito nell’innovazione”.

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