di Rita Borelli
Bellissima e divertente commedia degli equivoci Sarto per signora di Georges Feydeau messa in scena in questi giorni al Teatrino delle 6 Luca Ronconi, per la regia di Carlo Cecchi, con i bravissimi attori dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico per la 66° edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto.
Feydeau la scrisse quando aveva appena 23 anni, così meritandosi, dopo Molière, la qualifica di uno dei più grandi drammaturghi francesi.
Feydeau ha vissuto spericolatamente tutta la sua vita, sperimentando ogni genere di eccesso, giocando d’azzardo e avendo frivole e intense relazioni amorose.
Un protagonista assoluto della Belle Époque Parigina, autore di opere geniali che in modo garbato e ironico sono riuscite a sottolineare l’ipocrisia borghese dell’epoca.
Alcuni suoi lavori sono ascrivibili al genere del vaudeville, commedie leggere e brillanti imperniate su intrighi e satira di costumi: genere molto in voga nella Francia di fine 700.
Feydeau morì prematuramente il 5 giugno del 1921 in una clinica psichiatrica dove era stato rinchiuso per una malattia mentale causatagli dalla sifilide.
Sarto per signora andò in scena la prima volta al Théâtre de la Renaissance di Parigi il 17 dicembre 1886 e fu per Feydeau il suo primo grande successo. Commedia concepita in tre atti, racconta gli sforzi e le menzogne via via sempre più grandi che il dottor Moulineaux, – importante medico parigino -, mette in atto per riuscire a sedurre una sua paziente: Suzanne Aubin, senza che il marito di questa né, tantomeno, sua moglie Yvonne, ne vengano a conoscenza. Moulineaux arriverà ad affittare perfino un appartamento di proprietà del suo amico Bassinet, in precedenza abitato da una sarta, pur di raggiungere lo scopo. Questo appartamento ha però la serratura della porta danneggiata e l’inconveniente causerà un viavai di tutti i personaggi, tra cui il signor Aubin, marito di Suzanne, dell’amante di Aubin, della suocera di Moulineaux e per finire anche di Yvonne, moglie di Moulineaux. Un crescendo di equivoci e situazioni comiche che indurranno il povero Molineaux a raccontare bugie su bugie costringendolo perfino ad affermare di essere lui un sarto per signora invece che il valente medico che è in realtà.
La versione di Carlo Cecchi prevede una scenografia essenziale: un divano, due poltrone e molte porte che fanno immaginare agli spettatori i diversi ambienti dai quali i personaggi entrano ed escono creando continui equivoci e situazioni altamente comiche. La commedia si conclude al secondo atto, tagliando di netto il terzo, così lasciando aperte tutte le dinamiche innescate dai personaggi che, così, restano irrisolte. Gli intrighi rimangono tali, non c’è nessun ricongiungimento, ognuno esce di scena senza riconciliarsi. Così facendo, l’opera di Feydeau risulta monca. La domanda da porsi è: è giustificabile modificare un finale in modo così eccessivamente arbitrario rispetto alla visione concepita dall’autore, per altro non fornendo, in medias res, alcuna chiave interpretativa?
Sarto per signora è un testo comico molto complesso con cui confrontarsi, ha ritmi recitativi tali per cui ogni attore deve interagire con l’altro in tempi serrati e con continue e calibrate entrate e uscite di scena, incursioni improvvise, cambi di passo. Elementi di difficile gestione recitativa, ma non per i giovanissimi interpreti dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, che hanno reso questo spettacolo in modo sublime, con grandissima maturità e bravura. Ognuno ha mostrato di essere a proprio agio nel personaggio interpretato, lo ha caratterizzato donandogli il giusto spessore.
Sorprendente, come ormai è consuetudine, la bravura di Vincenzo Grassi: magnifico protagonista nei panni di Molineaux, dongiovanni impenitente, garbato e gentile, furbo e sfortunato, che cerca di mettere in atto ogni espediente pur di raggiungere il suo scopo. Tutto questo, Vincenzo Grassi non lo rende solo con l’intonazione della voce, ma anche con la gestualità del corpo e la mimica del viso. Anna Bisciari ha dato vita a una Suzanne Aubin spassosissima, facendo apparire il suo personaggio timido e riservato ma al tempo stesso ammaliante e seducente, anche lei utilizzando tutti gli strumenti artistici di cui è dotata: voce, mimica facciale e del corpo. Bravissimo anche Marco Fanizzi nella parte di Bassinet, amico di Molineaux, ma soprattutto seccatore incallito. Fanizzi dona al suo personaggio un’ingenuità e candore che ne camuffano il vero lato opportunistico. Ottima anche l’interpretazione di Ilaria Martinelli, suocera di Molineaux. Una Signora Aigreville davvero esilarante, con continui cambi di voce, a volte dolce e a momenti aggressiva, con ammiccamenti che hanno generato non poche risate negli spettatori.
La compagnia al completo è riuscita a divertire ed incantare il pubblico di Spoleto, accorso numeroso ad ogni replica, regalando ai giovani ma eccezionali interpreti molti meritatissimi applausi.
Belli e ben realizzati anche i costumi di Maria Sabato che è riuscita a riprodurre in modo perfetto degli abiti di fine 800.
L’auspicio è che uno spettacolo così ben recitato, divertente e leggero (la leggerezza auspicata da Calvino), possa trovare dei direttori e produttori teatrali che con coraggio lo inseriscano nella loro programmazione stagionale, così da riscuotere un sicuro e meritato successo.
Spoleto Festival dei Due Mondi
Sarto Per Signora
di Georges Feydeau
regia Carlo Cecchi
Artisti: Anna Bisciari, Lorenzo Ciambrelli, Doriana Costanzo, Marco Fanizzi, Vincenzo Grassi, Ilaria Martinelli, Sofia Panizzi, Marco Selvatico
regista assistente Danilo Capezzani
costumi Maria Sabato
luci Camilla Piccioni
elementi di scena Laura Giannisi
assistente alla regia Andrea Lucchetta
assistente ai costumi Flavia Andreozzi
direttore di scena Camilla Piccioni
macchinista Lorenzo Collalti
sarta di scena Maria Giovanna Spedicati
foto di scena Manuela Giusto
produzione Accademia Nazionale d’Arte
N°144 del 12/07/2023