Ritorna in un film documentario il G8 dalla parte della polizia?!…

di Maurizio Fantoni Minnella

Chi pensava che il G8 di Genova del 2001 fosse ormai un episodio politico e sociale consegnato alla storia recente, italiana e non solo, dovrà certamente ricredersi dopo la visione di un film documentario di montaggio realizzato nel 2007 ma che il pubblico, curiosamente, conoscerà soltanto oggi, ventidue anni dopo i fatti descritti, dal titolo già di per sé ambiguo come Genova 01 Il seme della follia di Roberto Burchielli e Mauro Parissone. Ambiguo in quanto esso non solo pone l’attenzione sulla rabbia e la distruzione e non sulla complessità della proposta politica del movimento anti-G8 (il cosiddetto Movimento dei Movimenti) e delle sue dinamiche sociali ma anche nell’intento di sfruttare la scia spettacolare di un notissimo, omonimo film distopico di John Carpenter. Inoltre parlare di follia è quantomeno impreciso, ancorchè tendenzioso quanto assai più giusto sarebbe parlare di rabbia collettiva. Fatto assai più grave è l’aver tentato, con questa operazione cronologicamente tardiva e anacronistica, di fornire allo spettatore (non certo al più sensibile e avveduto), una visione intenzionalmente parziale e distorta dei “giorni di Genova”, attraverso due fonti testimoniali distinte ma politicamente speculari, quella dei poliziotti, delle stazioni di polizia sparse sul territorio urbano, e quella dei cittadini genovesi, nella misura in cui la cosiddetta maggioranza silenziosa, genovese in questo caso, chiusa nelle proprie case, impaurita per ciò che stava accadendo per le strade, chiede informazioni telefonando alla polizia, offrendo essa stessa informazioni sulla presenza di giovani e dei loro spostamenti (come il caso della voce maschile che dopo che era avvenuta la mattanza della scuola Diaz, segnala più volte la presenza di tre giovani sospetti dietro la scuola!)          e perfino pretende che si faccia giustizia, o meglio, pulizia, che le forze dell’ordine non se ne stiano con le mani in mano, e che magari faccia uso delle armi (come il caso della signora che domanda se possano usare i mitra!). Grazie alla possibilità di accedere a questi documenti audio riservati (e questo è già abbastanza eloquente), si è potuto ridare voce e credibilità alle forze dell’ordine e perfino legittimità rispetto ad azioni di inaudita violenza contro persone inermi come tutto il mondo ha visto fino alla nausea. Insistere sul clima di solidarietà tra poliziotti e cittadini e di delazione creatosi in quei giorni, ha avuto il preciso scopo di annullare contraddizioni e le gravi responsabilità dei primi rispetto al cosiddetto ordine pubblico, oltre, ovviamente, all’occultamento delle ragioni politiche che stavano alla base del Forum anti-G8 e finanche del clima gioioso che aveva accompagnato l’inizio dei “lavori” del Forum sociale e dei cortei popolari a cui come è noto, parteciparono giovani provenienti da molti parti del mondo.

Pare infine evidente che sia stato scelto, da parte dei due autori, il momento più adatto, la fase politica del paese più propizia, con la destra d’ispirazione neo-fascista al potere, per offrire una rilettura reazionaria di quei giorni, e per veicolare il messaggio secondo il quale il G8 fu una calamità nazionale: una città fu messa a ferro e a fuoco da un manipolo di delinquenti incappucciati, la proprietà privata (automobili, bancomat, negozi, etc.) fu duramente colpita e quindi, questo largamente giustificherebbe la conseguente repressione poliziesca, pianificata a freddo alla scuola Diaz e proseguita con metodicità fascista alla caserma di Bolzaneto. I processi, sebbene con scandaloso ritardo, sono giunti alla condanna dei responsabili, resta tuttavia il dubbio che per questa onnipresente maggioranza silenziosa, ago della bilancia di ogni politica in regime di democrazia parlamentare, la salvaguardia della proprietà privata  valga la dignità e l’incolumità della persona e che, infine, le forze dell’ordine, abbiano comunque e ovunque, compiuto il proprio dovere…!

 

‍N°145 del 13/07/2023

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