Peppa Pig e le due mamme

Maria Anna Lerario – È toccato anche a Peppa Pig finire sulle prime pagine dei giornali, nei post social e sui tiggì, protagonista di uno dei tanti dibattiti politici elettorali degli ultimi giorni. La ragione? Una puntata andata in onda nel Regno Unito, qualche giorno fa che, con naturalezza, ha mostrato un nuovo (?) modello di famiglia composto da due mamme e il loro bambino (Penny Polar Bear, un amichetto della simpatica Peppa).

C’è anche chi ha ritenuto un tale scandalo raffigurare in un cartone per bambini una famiglia omosessuale da chiedere alla Rai di non trasmettere in Italia l’episodio. 

Sembra strano dover parlare di Peppa Pig in un contesto “serio” come la politica. 

Ancora più strano se l’argomento, quello serio, è, di fatto, l’amore tra due persone. Il piano della discussione, quello sui diritti, lo ha reso esplicito il confronto tra Letta e Meloni, rispettivamente candidati per il PD e per Fratelli d’Italia. Si può normare l’amore? Lo Stato può entrare a gamba tesa nelle case delle persone, o meglio, nelle loro relazioni più intime? 

A ridosso del 2023, in pieni anni venti del terzo millennio, è possibile non riuscire ad arrendersi alla libertà di amare e creare, invece di distruggerle, ulteriori disuguaglianze?

E ancora, perché non parlarne? Perché tenere i bambini lontani da una realtà che è già vera, già vissuta, già condivisa?

Il cerchio, insomma, parte da Peppa Pig, passa per i diritti e finisce nella costruzione di un modello culturale inclusivo che cerca di sconfiggere la paura del diverso, oltre quel concetto di “normalità” che, comunque, non ci appartiene più.

E allora, sdoganiamola. Nell’idea, sana e importante di cui la Uil si sta facendo importante portavoce, che più diritti portano a meno disuguaglianze. 

N°65 del 14/09/20225

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