-di Enrico Matteo Ponti-
È morta assassinata
violentata
fatta segno di ripetuti colpi
di calibro civiltà
Bastonata a sangue
dalla speculazione
Fatta propria a più riprese
dallo sfruttamento
Le hanno levato dal seno
I figli più belli
alterando il suo equilibrio
Le hanno incuneato nel ventre
orrendi blocchi di cemento
torturato le carni
con trivelle e derricks
macchiati i seni
con liquidi estratti dal suo corpo
confuso i tremiti di morte
con orgasmo d’amore
Dove si confondono col mare
le sue membra sono deturpate
da milioni di chiodi
dai più violenti colori
I fiumi
vene di vita
arrivano alle foci
misti agli avanzi
dei mille insediamenti
nati per fare cloaca
dei letti delle vergini acque
Rachitici alberi
sopravvivono a dispetto
per fornire legna alle casse
per inumare gli stupidi uomini
che
sottile vendetta
la terra distruggerà nel suo seno
finché anche le bare
non saranno di chimico PVC
Fra qualche giorno
su tutte le strade di catrame del mondo
sfilerà un corteo funebre
Lo seguiranno gli orfani
incapaci di sopravvivere
e di generare
La madre che tutto ha dato
giace nel feretro
L’umanità defunta
segue il proprio funerale
da “L’Acqua dell’ultimo mare”
Biblioteka edizioni
N°33 del 22/04/2022