Il carteggio fra Pietro Nenni e Sandro Pertini: l’attualità dei valori socialisti

– di ROMANO BELLISSIMA –

Il 21 luglio scorso la Fondazione Nenni insieme al Comune di Andrano (LE), con la partecipazione degli autori, Alessandro Giacone e Antonio Tedesco, e il mio intervento nella qualità di Presidente della Fondazione Nenni, in diretta sulla pagina Facebook di civediamoinbiblioteca, hanno presentato il libro “ANIMA SOCIALISTA Nenni e Pertini in un carteggio inedito dal 1927 al 1979”

La funzione di moderatore è stata svolta brillantemente dal giornalista Alfredo Retucci.

Ho deciso di ritornare sulla presentazione di questo libro perché sono convinto che bisogna insistere per farlo conoscere bene e sollecitarne la lettura, soprattutto tra i giovani. Una pubblicazione molto preziosa e istruttiva che rende disponibile a noi, agli studiosi, al grande pubblico, la corrispondenza tra Pietro Nenni e Sandro Pertini dal 1927 al 1979. Un periodo storico unico, intenso, che ha stravolto e cambiato il mondo intero.

Si tratta, prevalentemente, di lettere inedite che approfondiscono, arricchendola ulteriormente, la conoscenza, non solo dal punto di vista storico ma soprattutto da quello umano e della personalità di due grandi protagonisti del Socialismo italiano, che hanno svolto un ruolo di primo piano nel corso del XX  secolo, il secolo breve, dove nell’arco di 77 anni si sono consumati tutti gli avvenimenti storici che hanno cambiato il mondo e segnato profondamente l’animo umano: due guerre mondiali; la rivoluzione bolscevica in Russia; le bombe atomiche sulla popolazione Giapponese; l’Olocausto, ecc..

Dalla lettura di queste lettere si evince con chiarezza, in entrambi i personaggi, la straordinaria convinzione e l’altissimo senso dell’appartenenza all’ideale Socialista che oserei definire inossidabile. Mai, in nessun caso e circostanza, attraverso le minacce, i ricatti, le persecuzioni, gli arresti, la carcerazione, il confino, sono riusciti a piegare la loro resistenza morale e politica e indurli al compromesso col regime fascista.

Il 26 luglio del 1943, quando cade il regime fascista, Pietro Nenni si trova confinato nell’isola di Ponza, dove era stato mandato per ordine di Mussolini e proprio da lì, ironia della sorte, può vedere col cannocchiale dalla finestra il Duce, che dopo l’arresto, era stato portato proprio a Ponza.

Scrive Nenni sul suo diario: ” dalla finestra della mia stanza ora vedo col cannocchiale Mussolini, è anch’egli alla finestra, in maniche di camicia e si passa nervosamente il fazzoletto sulla fronte, scherzi del destino! Trent’anni fa eravamo in carcere assieme, per aver partecipato attivamente alla mobilitazione proletaria di Forlí contro l’impresa libica, legati da un’amicizia che sembrava dover sfidare il tempo e le tempeste della vita, basata come era sull’odio comune della società borghese e della monarchia e sulla volontà di non dare tregua al nemico comune. Oggi eccoci entrambi confinati sulla stessa isola; io per decisione sua, egli per decisione del re e delle camarille di corte, militari e finanziarie, che si sono serviti di lui contro di noi e contro il popolo e che oggi di lui si disfano nella speranza di sopravvivere al crollo del fascismo. Ed ecco, stasera il destino ci riunisce nella breve cerchia di un comune destino. Noi, i suoi avversari di venti anni, i <rottami> contro i quali egli ha avventato i suoi sarcasmi, noi siamo in piedi per altre tappe, altre lotte, altri cimenti, in piedi con la dignità della nostra vita, in piedi con la fierezza della parola mantenuta, italiani senza aureola di gloria o di successo, ma dei quali si dovrà pur dire che per essi la politica fu una cosa seria, mentre è stata per Mussolini e per i suoi niente altro che farsa e impostura”.

Sandro Pertini, assieme ad altri 700 compagni, in prevalenza comunisti, si trova confinato a Ventotene. Entrambi debbono attendere l’ordine da Roma per la loro liberazione e potersi finalmente muovere liberamente, ordine che arriva nei primi giorni di agosto e già il giorno 5 Nenni riesce a trovare un passaggio su di un peschereccio diretto a Roma.

Nenni ama profondamente la famiglia e il pensiero della figlia Vittoria internata nel campo di concentramento tedesco di Auschwitz lo tormenta intimamente, solo i più stretti collaboratori possono cogliere il disagio e notare la sofferenza di un padre. Tuttavia il senso del dovere e della responsabilità sono in Nenni altrettanto forti e imprescindibili, tanto che il primo pensiero, quando arriva l’ordine di scarcerazione da Roma, è quello di raggiungere al più presto possibile la capitale per riprendere la guida del partito, cercare i compagni socialisti, liberare quelli ancora incarcerati, rimetterli assieme;  c’è ancora tanto da fare: liberare l’Italia, cacciare via i tedeschi che opprimono e sopprimono gli italiani e la libertà. Nenni arriva a Roma con l’unico vestito che ha addosso, molto usurato dai disagi del confino e dal viaggio, incontra subito Giuseppe Romita che ha gestito il partito in clandestinità, il quale gli consegna l’elenco degli iscritti al partito socialista. Per Nenni è  una grande delusione, praticamente non c’è più il partito organizzato, gli iscritti sono pochissimi,  bisogna ricominciare tutto da capo. Incontra altri compagni tra cui Oreste Lizzadri che gli presta un paio di pantaloni, mentre la giacca gliela procura Romita, così si può recare negli uffici del Vaticano per cercare di avere notizie della figlia Vittoria.

Pertini arriva a Roma il 13 agosto e il suo primo atto è quello di recarsi assieme a Bruno Buozzi dal capo della polizia Senise e pretendere la liberazione di tutti i prigionieri di Ventotene. Poi si reca a pranzo a casa di Lizzadri, dove incontra Nenni. È un incontro emozionante, tra i due c’è una grande stima e tanto affetto. Parlano a lungo e di tutto, della strategia politica, della riorganizzazione del partito, dalla lotta di liberazione, e dell’impegno alla costruzione della Repubblica Italiana, alla fine prima di rimettersi al lavoro decidono di fare un salto a casa a vedere i propri cari. Sandro Pertini si reca a Stella, in Liguria, dove vive la vecchia madre, Nenni, invece dopo avere segnalato la figlia Vittoria agli uffici del Vaticano, sperando di avere sue notizie e ricordato a Lizzadri di occuparsi della liberazione di Morandi, si reca a Faenza in Romagna e da lì a Bologna e poi a Milano e così via sa che bisogna agire in fretta e fare sentire ai compagni la presenza del partito Socialista.

Questi erano Pietro Nenni e Sandro Pertini, due uomini, due grandi Socialisti, due statisti, che hanno sempre anteposto il dovere, la coerenza, e il bene pubblico al di sopra di ogni altro interesse e per i quali la politica era lo strumento per servire il popolo. E in tutta onestà possiamo dire che per loro la politica fu davvero una cosa seria. Ecco perché approfondirne la conoscenza può aiutarci nell’azione di rinnovamento, rilancio e rivalutazione della Politica italiana.

 

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