“Studio e faccio spettacolo. Ma come uomo di spettacolo studio e faccio divulgazione”. A tu per tu con Filippo Piluso, l’esilarante Fill Pill di Slive show

-di PIERLUIGI PIETRICOLA

 

Fill Pill, in arte Filippo Piluso. A volte la vita è strana. Si abita nella stessa città, a poco più di un chilometro di distanza e non ci si conosce. Forse ci si può incontrare, ma distrattamente vista la frenesia cui si è abituati (e che spero ritorni il prima possibile per respirare aria di normalità). Poi vedo Filippo su Slive show. Lo show che “non” funziona, ed ecco che tutto torna e mi ricordo di un volto familiare che più volte ho incontrato nel tempo.

Filippo Piluso è un performer esuberante, che sprigiona simpatia ovunque. Comicità, canto e recitazione in lui non si separano mai da tematiche informative di una certa importanza. Una chiave che, mutatis mutandis, mi ricorda Brecht e il suo teatro epico con fini didattici senza tralasciare il divertimento.

Come nasce questo stile? Da quale intuizione è via via maturato? E come portarlo avanti facendolo crescere negli anni?

Di questo e di tanto altro abbiamo parlato con Filippo Piluso, in arte Fill Pill.

 

Allora Filippo, di che ti occupi nella vita?

Io studio diritto internazionale. Fra un mese, più o meno, discuterò la tesi in Giurisprudenza. Mi sono sempre molto interessato alle tematiche che riguardano la salvaguardia e tutela dell’ambiente. Difatti anche durante questo periodo di quarantena, sia per interesse che per motivi di studio, ho letto molto sul coronavirus, sulla zoonosi – il salto di specie di un agente virale dall’animale all’uomo. L’ho fatto soprattutto per cercare di capire un po’ più da vicino quello che ci stava accadendo e poi perché si tratta di un tema affine a tutto quello di cui mi sono sempre occupato.

E come uomo di spettacolo quando nasci?

Diciamo che, senza calcolare i saggi e gli spettacolini vari che si fanno in età adolescenziale, io come performer nasco ufficialmente a 18 anni. Però non posso assolutamente definirmi un uomo di spettacolo puro in senso stretto.

Perché?

Perché ho sempre amato fare tantissime cose. È un lato del mio carattere. Tanto è vero che dormo pochissimo, perché debbo conciliare tutti i miei interessi. Tieni conto che io mi sono occupato: di tutela dell’ambiente – inizialmente come volontario e poi nel mio percorso di studi –, di musica e di performance teatrale sempre associata a tematiche di rilevanza sociale.

Spiegami un po’ meglio perché è interessante.

Io un anno fa, più o meno, ho attivato un mio canale su Youtube il cui scopo è quello di parlare della demenza senile e di come la si vive da vicino, in casa.

Un tema davvero bello da conoscere.

Il punto, difatti, è proprio questo: cercare di far conoscere cos’è la demenza senile e come ci si vive a contatto. Però io fin da subito volevo farlo scegliendo una chiave leggera, nei limiti del possibile. Il mio scopo è quello di divulgare divertendo, cosa non semplicissima, però ci provo. E debbo dire che fino ad oggi sono soddisfatto dei risultati ottenuti. Da questa idea della divulgazione ironica, se così la vogliamo chiamare, è nato il personaggio di Fill Pill, che ora è entrato a far parte della crew di Slive show.

Tu nasci prima come performer o prima come musicista?

La musica ha occupato uno spazio significativo nel mio percorso artistico. Poi, nel tempo, man mano che ho imparato a stare sul palco, mi sono cimentato anche in altri generi di spettacolo.

Hai studiato musica?

Al 50% sì e al 50% no.

Cioè?

Da piccolo ho studiato musica. Però la chitarra ho imparato a suonarla da autodidatta.

Questa passione per lo spettacolo è nata perché qualcuno in famiglia te l’ha trasmessa, oppure è venuta crescendo da sola, spontaneamente?

L’arte è sempre stata presente nella mia famiglia. Mia madre, ad esempio, per hobby fa la cantante lirica. Mio nonno, il papà di mia mamma, suonava nella banda del paese. Quindi una formazione artistica di tipo classico mi è stata trasmessa dalla mia famiglia. Poi nel tempo mi sono aperto anche ad altri generi musicali, più moderni.

C’è un modello al quale ti ispiri?

In linea di massima mi piacciono molto quelle persone che sanno intraprendere un percorso artistico senza tralasciare la loro professione principale. Questo è anche un lato della mia personalità. Se ho dei modelli cui mi riferisco? Ne ho svariati e in ambiti diversi. Per esempio, dal punto di vista cinematografico e teatrale mi piacciono molto Gigi Proietti e Pierfrancesco Favino. Dal punto di vista musicale, Enzo Jannacci. Dal punto di vista giornalistico, Buffa per il percorso che ha fatto e  che mi affascina. Sono molto attratto da Barbascura X, uno youtuber che, pur continuando a fare il biochimico, fa anche tournée teatrali di successo, realizza video su tematiche ambientali dove mette insieme informazione e divertimento, ed è anche un musicista che ha girato gran parte dell’Europa. Io cerco sempre di carpire qualcosa dai più bravi con i quali, idealmente, mi sento a mio agio.

Improvvisi o costruisci i tuoi numeri?

Dipende da quello che faccio. Per esempio, un prodotto web non può essere fatto esclusivamente sull’improvvisazione. Quello che faccio adesso con Slive show non può essere tutto preparato al cento per cento, perché gran parte è affidato all’improvvisazione. In tal senso, debbo ringraziare l’esperienza decennale di serate che ho vissuto e che mi ha permesso di sviluppare una buona parte di improvvisazione. Io sono abbastanza rigido, mi piace prepararmi ma senza essere pignolo. Ovviamente con una persona come Alessandro Miele mi affido completamente, perché è un professionista che sa reggere il gioco con grande maestria e con lui mi trovo in perfetta sintonia.

Cantare e far ridere il pubblico: cosa preferisci?

Mi piace far ridere trasmettendo contenuti. Se poi questo lo si realizza attraverso la musica, va bene lo stesso. La parte musicale mi coinvolge maggiormente. Io mi ritengo più un musicologo che un musicista in senso stretto. E purtuttavia quella musicale è la forma di arte che mi piace di più. Mi sento molto attratto da questa forma di divulgazione associata al divertimento. Da qui nasce l’idea del personaggio del divulgatore coatto. Parlare di certe tematiche con il taglio linguistico e il tono tipico da conferenziere di un certo rango e di una certa importanza, credo non avrebbe destato curiosità in nessuno. Però divulgare utilizzando i modi espressivi di una persona che abita in una zona come largo Preneste a Roma (dove ho vissuto fino a tredici anni), penso possa essere divertente. E l’ironia l’ho cercata anche in campo musicale.

Come ti trovi con Padre Vannucci?

Con Marco mi trovo bene. Non lo conosco ancora molto, però, fino ad ora mi sono trovato davvero bene. Si vede che è uno che sa il fatto suo e che ha una lunga esperienza. Con chi è bravo è impossibile trovarsi male.

L’idea di questa contrapposizione fra Fill Pill e Padre Vannucci di chi è stata?

Serviva un modo per rendere il personaggio di Fill Pill non più occasionale ma fisso come gli altri della crew. Quindi ci voleva una connessione. Essendo io e Marco musicisti, è stato naturale far nascere questa contrapposizione fra noi.

Qualche settimana fa ho intervistato Padre Vannucci e lui non ha speso parole benevole verso Fill Pill. Però ho visto che vi siete riappacificati.

Sì è vero. Ma, senza anticipare troppo, non sarà una situazione che durerà a lungo.

Proviamo a chiamare il nostro Padre Vannucci…

 

Marco: Buonasera ragazzi.

 

Padre le dispiace se le rubiamo qualche minuto?

 

Marco: No, però potrei intervenire come Marco Vannucci e non come Padre Vannucci?

 

Va bene. Però almeno una domanda come Padre Vannucci fattela fare.

 

Marco: Ok! Ci sto.

 

La domanda è questa: come mai lei, Padre Vannucci, è diventato così benevolo con Fill Pill?

 

Marco: Perché ho scoperto che è di Lecce. E siccome io sono di Bari viviamo tutti e due in Puglia. E nella regione ci si può spostare. Perciò ho deciso di perdonarlo, perché la violenza è una cosa molto brutta.

 

Fill Pill è soddisfatto di questa risposta?

 

Filippo: Per ora sì.

 

Ho capito. Marco, adesso puoi uscire dal personaggio e tornare te stesso. Cos’è che ti piace di Filippo Piluso?

 

Marco: Sarò sincero, soprattutto perché ho un’ottima opinione di Filippo. Lui fa quello che io ho sempre sognato: esibirsi dal vivo con una band esprimendo in modo libero la sua arte. Il mio lavoro principale, adesso, è molto diverso: io sono nelle risorse umane di un’agenzia di animazione molto importante e che mi dà anche la possibilità di esprimermi artisticamente. Però fare quello che fa Filippo mi piacerebbe moltissimo, anche perché ha una tecnica invidiabile. Che si tratti di imitazione, di suonare un brano musicale o di divulgare in modo divertente un argomento, lui lo fa con una preparazione eccezionale.

 

Cos’è che, invece, a Filippo non piace di Marco Vannucci?

 

Filippo: Non avendo ancora conosciuto Marco dal vivo e in modo approfondito, non posso dire qualcosa di negativo. Io sono una persona sincera e il mio modello di vita è sempre stato ricalcato da Seneca: se non mi va di fare una cosa, non perdo tempo a farla. Questo per dire che se avessi intuito che con Marco non ci sarebbe stata sintonia, non avrei mai preso parte a questo progetto.

 

Invece a te Marco cosa non piace di Filippo?

 

Marco: Ma come fai, visto che ci conosciamo da poco, a trovare aspetti negativi in Filippo? È impossibile. Ti dirò una cosa: per me Filippo vale molto di più rispetto a quello che si vede emergere dalle sue partecipazioni a Slive show. C’è tanto altro, e di alto livello, che ancora non conosciamo e che dovrà prima o poi venire fuori. Però un difetto, se proprio debbo essere sincero, Filippo ce l’ha.

 

Attenzione!

 

Filippo: Ecco, lo sapevo io.

 

Marco: Lui dimostra più anni di quelli che ha.

 

Filippo: Beh… Hai ragione.

 

Marco: Dall’aspetto e dal portamento, ti avrei dato circa 29 o 30 anni. Invece ne hai 24.

 

Filippo: Ma sai a me succede la stessa cosa del pelato: quando è giovane tutti gli dicono: “Quanto sembra vecchio”. A cinquant’anni invece: “Però! Come si è mantenuto bene”.

 

Marco: Quindi la tua è una scelta estetica?

 

Filippo: No, è un modo per accettare questa particolarità.

 

A questo punto allora è giusto che anche Filippo Piluso dica qualcosa di negativo su Marco Vannucci.

 

Filippo: Non mi piace il proiettore che si vede dietro di lui sull’armadio. Stona con l’arredamento.

 

Perfetto! Ciao Marco, grazie per essere intervenuto.

 

Marco: Grazie a te! Ciao Filippo!

Filippo: Ciao Marco!

 

Per concludere: il tuo futuro lo vedi come uomo di legge o di spettacolo?

L’obiettivo è quello di continuare con la mia vocazione civile di impegnarmi per cambiare in meglio il mondo in cui viviamo. E questo non esclude la componente artistica. Quindi il mio futuro è quello di portare avanti sia l’uno che l’altro aspetto. Poi vedremo in futuro cosa succederà.

pierlu83

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