Per Luciano Pellicani

– di GIANNA TAMBURRANO –

         L’11 aprile ci ha lasciati Luciano Pellicani. Aveva appena compiuto 81 anni. Gli amici, gli estimatori lo hanno ricordato con affetto mettendo in risalto le sue doti di studioso rigoroso, di intellettuale alieno dai compromessi, di professore amato dai suoi studenti, studenti che grazie anche al suo insegnamento hanno avuto grandi soddisfazioni nella loro vita professionale. Io ricordo anche un altro Luciano.

         L’ho conosciuto oltre cinquanta anni fa, e l’ho conosciuto tramite il padre Michele, amico di mio marito Giuseppe Tamburrano. Michele, una straordinaria figura di politico, aveva un villino a Tor San Lorenzo, vicino Ardea, di fronte al nostro. Michele, da buon meridionale, era un ospite molto cordiale e spesso la sera ci ritrovavamo insieme a cena. Spessissimo anche Luciano faceva parte della compagnia.  Dopo cena era d’obbligo la partita a carte, a scopone. Michele era un ottimo giocatore, noi tre un po’ meno, anzi direi parecchio meno. Per evitare le sue sfuriate per gli errori, ero spesso io la compagna di Michele, contando sulla sua benevolenza nei miei confronti. Ma non bastava: gli scontri tra padre e figlio erano feroci, accusandosi reciprocamente di errori.

         Negli anni la nostra frequentazione si è ridotta anche per la morte improvvisa di Michele, e la vendita dei villini, ma non si è interrotta l’amicizia con Luciano. Le discussioni sullo scopone sono state sostituite da discussioni accalorate tra Luciano e Giuseppe. Indimenticabile quella sull’interpretazione del pensiero gramsciano.

         Non molto tempo fa avevo telefonato a Luciano perché riordinando le carte di mio marito avevo trovato alcune lettere tra Giuseppe, allora giovanissimo, e Gaetano Salvemini. Luciano era venuto a trovarmi a casa e mi aveva proposto una pubblicazione, curata da Gaetano Pecora. Ovviamente ne ero stata felice e gli avevo affidato le carte.

         Recentemente mi aveva telefonato dicendomi che il lavoro era andato avanti e che la pubblicazione si sarebbe fatta: “Ti darò al più presto notizie più precise sui tempi”. È stata l’ultima volta che l’ho sentito.

         Quando la sera di sabato santo, un sabato santo segnato da una atmosfera tutt’altro che festosa, mi è arrivata la notizia della sua morte un macigno di tristezza mi è caduto addosso. Se ne andava con lui un altro pezzo della vita della nostra generazione, una generazione che aveva creduto e lottato, spesso pagando a caro prezzo, in ideali che fanno parte, purtroppo, ormai di un passato remoto.

Ciao Luciano.

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