“Io canto? No! Noi cantiamo!” Note su Slive show e un simpaticissimo e bellissimo duetto

-di PIERLUIGI PIETRICOLA

 

In questi giorni di noia rabbia e depressione, due sono gli aiuti cui mi affido per mantenere equilibrio. Il primo è il genio di Ennio Flaiano, la cui intelligenza e ironia mi sono di sostegno per acquisire distanza da tanti fatti concomitanti che, altrimenti, mi assorbirebbero senza permettermi di capire nulla di quello che succede. A tal proposito, una frase di Flaiano la ripeto a me stesso come un mantra: “La situazione in Italia è grave ma non è seria”. Consiglio a tutti di fare lo stesso. Aiuta moltissimo.

Così come mi aiuta moltissimo seguire Slive show. Lo show che “non” funziona, ideato da Alessandro Miele e in onda tutti i giorni dalle 19:00 sulla pagina Facebook di Talenti Scontati. In particolare mi ha molto divertito la storia che si è venuta a creare fra Marco Vannucci ed il suo inatteso e bonario antagonista: suo papà Antonello.

Il personaggio interpretato da Marco Vannucci – già ne ho parlato – è quello di un cantautore che non canta. Non sempre. Suona almeno? Dipende. Quello che fa costantemente è atteggiarsi, con ironia e un pizzico di goliardia, a grande artista, sommo genio che tutta l’Italia osanna per il suo talento. E poco interessano al cantautore Vannucci le ire del conduttore Alessandro Miele, che minaccia di cacciarlo, di non invitarlo più in trasmissione per poi, alla fine, soccombere e tollerare quanto accade. Morale della favola: su tredici puntate, Vannucci avrà cantato – benissimo, fra l’altro – seriamente due volte. Nella terza occasione in cui è stato possibile sentire la sua ugola, si è esibito in un medley di canzoni italiane legate assieme con un divertentissimo nonsense. Nessuno riesce a contrastare la sicumera del cantautore Vannucci. Nessuno eccetto una persona: suo padre.

Antonello Vannucci, difatti, ogni tanto fa le sue incursioni durante la diretta di Slive show, richiamando suo figlio all’ordine: deve rifare il letto, deve andare ad apparecchiare la tavola perché è pronta la cena, deve – in buona sostanza – cominciare a mettere la testa a posto. Il tutto avviene sotto gli occhi degli spettatori e degli altri ospiti della trasmissione – questi ultimi divertiti per quello che sta capitando, e con una sottile perfidia come simpatica rivalsa verso Marco Vannucci. Il quale, pur mantenendo l’aplomb dell’artista impegnato e importante, non può disobbedire ai perentori ordini paterni. E lascia la scena – indovinate quando? – proprio mentre sta per intonare una canzone.

Fra il cantautore Vannucci e suo padre si arriva ai ferri corti: Antonello non vuole che suo figlio continui a fare lo scapestrato, mettendo così a rischio la sua partecipazione a Slive show. Marco prova a partecipare di nascosto al programma ma teme le conseguenze in caso venga scoperto e, seppur a malincuore, è costretto ad andar via per sempre dalla trasmissione.

Sarà solo grazie ad un appello pubblico lanciato da Alessandro Miele che il papà Antonello permetterà a suo figlio di riprendere parte al programma. Ma ad una condizione: che ci sia anche lui insieme con Marco. Una proposta che non si poteva rifiutare.

E così eccoli apparire insieme: Antonello Vannucci e suo figlio Marco, il cantautore. Chitarra alla mano e microfono, i due hanno eseguito un brano dei Beatles – loro comune passione – e uno di Francesco De Gregori. Il tutto è stato ben costruito, alternando goliardia ad equilibrio. Gustosi i siparietti fra Marco Vannucci e Alessandro Miele. Divertentissima l’ironia con cui Antonello Vannucci ha disegnato la figura del padre severo, irremovibile ma mai fino ad un eccesso di rigore. E poi vedere padre e figlio cantare in duetto con complicità, senso del ritmo e intesa, è stato un bel momento di tenerezza.

Tenerezza che, però, si è spenta subito dopo perché… No. Non voglio rivelare di più. Lascio, a chi vorrà seguire il mio suggerimento, il gusto della sorpresa e, naturalmente, del divertimento.

pierlu83

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