-di PIERLUIGI PIETRICOLA–
Continua l’emergenza dovuta al coronavirus. E al contempo prosegue il nostro dialogo con il Prof. Giulio Tarro, illustre scienziato e virologo, per commentare la situazione attuale e cercare di avere e offrire ai lettori un’informazione il più possibile rigorosa e scientifica.
Prof. Tarro, facciamo il punto della situazione. Dagli ultimi dati, pare che il virus stia avendo una lieve flessione verso il basso per ciò che concerne la sua diffusione. Possiamo dire di essere già entrati nella fase discendente?
Diciamo pure che abbiamo avuto il picco il giorno dell’entrata della Primavera, lo scorso Sabato 21 marzo. Fortunatamente, dopo questo aumento esponenziale, negli ultimi giorni si è riscontrata una riduzione soprattutto per quel che riguarda il numero delle persone contagiate. Purtroppo il numero delle vittime è ancora alto. Ma c’è un altro dato importante da considerare: il numero dei guariti che sono aumentati. Presumibilmente possiamo cominciare, forse, a guardare non più ad un aumento esponenziale ma ad una curva discendente. Nei prossimi giorni la situazione si definirà meglio.
Che ne pensa del nuovo decreto che darà alla Regioni la possibilità di alleggerire o inasprire le misure di contenimento a seconda delle situazioni locali fino al termine massimo del 31 Luglio? Non sarebbe, forse, stato meglio attivare fin da subito questa differenziazione dei vari territori?
Io penso che proprio da quando si è iniziato ad emanare questi provvedimenti – anche se, non mi stancherò mai di ripeterlo, tardivi rispetto alla situazione – si è avuta la possibilità di vedere la differenza dei contagi fra Nord e Sud. Al Meridione si sono registrati casi di contagio in conseguenza di persone che vi si sono recate dal Nord – cosa che si sarebbe potuta evitare cercando di blindare prima quelle regioni con maggior diffusione del virus.
Come mai al Nord il virus si è comportato in modo più aggressivo ed esteso rispetto al Sud?
Ci sono più fattori che possono aver interagito insieme e che spiegano la situazione. Si presume che i contatti con il virus cinese siano stati maggiori al Centro-Nord che non al Centro-Sud. A ciò si aggiunga la concomitanza delle situazioni ambientali e climatologiche, diverse fra Nord e Sud dell’Italia, arrivando addirittura ad ipotizzare che nel corso delle settimane si sia venuto a formare un coronavirus padano autoctono, diverso rispetto a quello cinese. Altre possibilità emergono dalle situazioni di Bergamo e Brescia soprattutto, dove si presume che la circolazione di altri virus possa aver facilitato l’azione del SARS-Cov-2. Il problema, però, è stato soprattutto a monte: e cioè il non avere sufficienti posti letto in terapia intensiva, occupati in massima parte già a causa dell’influenza annuale.
In questi giorni il Veneto ha avviato la fase sperimentale per l’utilizzo del farmaco giapponese Avigan. Lei che ne pensa?
È un farmaco che si conosce già dal 2014. Il nome scientifico è Favipiravir. È un antivirale impiegato per diverse famiglie di virus e pare che il suo uso possa andar bene anche per questo coronavirus. In Giappone hanno già una grande statistica per il suo impiego. Quindi vedo bene che lo si sperimenti anche in Italia.
Quando prevede, più o meno, che ci possa essere un ritorno alla normalità?
Come dicevamo all’inizio, non si possono fare prospettive valide per tutti. Occorre vedere caso per caso a seconda delle varie situazioni regionali. L’ipotesi che io avanzo è la seguente: quanto fino ad ora è stato fatto, soprattutto di recente, potrebbe far sì che al termine della curva epidemica al Nord non vi sia una ripresa per il nostro Centro-Sud. Ciò lo si dovrà anche a fattori di tipo ambientale – il caldo soprattutto – e alle norme che, finalmente, sono state adottate. Tutto questo dovrebbe farci vedere, come avvenuto per la prima SARS che ebbe un decorso di circa sei mesi, la possibilità che entro Giugno si torni alla normalità. Lo si valuterà meglio nei prossimi giorni osservando la situazione dei contagi. Ciò detto mi auguro davvero che a Giugno si possa mettere la parola fine a questa situazione.