Politici d’esempio. Note a margine di un carteggio inedito fra Nenni e Pertini

-di PIERLUIGI PIETRICOLA

 

A raccontarla, parrebbe una storia scritta da Tommaso Landolfi o Dino Buzzati. Eppure si tratta di un fatto realmente accaduto.

In fondo a una valigia ricevuta in eredità, aperta dopo anni, si scopre un doppiofondo. Lo si solleva e sotto vi sono contenute delle carte. Sfogliandole, ci si rende conto che non si tratta solo di appunti o note presi a margine di svariate occasioni, ma di un vero e proprio carteggio. Inedito e preziosissimo, fra due grandi protagonisti della storia del Novecento: Pietro Nenni e Sandro Pertini. A fare questa scoperta, la nipote del grande leader socialista. Un epistolario che oggi tutti possono leggere, perché collazionato nel volume a cura di Antonio Tedesco e Alessandro Giacone, Anima socialista. Nenni e Pertini in un carteggio inedito (1927-1979).

Cosa si scopre da queste lettere? Certamente nulla di nuovo rispetto a quanto già non si sapesse sui due grandi uomini politici e sui loro rapporti, così improntati alla polemica ma sempre sinceri e mai privi di stima. La novità, semmai, consiste nell’esempio che due figure come quelle di cui si discorre possono fornire a un panorama politico desolante come è quello contemporaneo.

Tanto Pertini quanto Nenni furono uomini che mai rinnegarono la loro appartenenza ideologica, alla quale però non pretesero di piegare la realtà, soprattutto in situazioni complesse e delicate come le tante che l’Italia ha affrontato nella seconda metà del Novecento.

“Caro Pietro, ancora una volta stamani ho visto prevalere in te il tuo lato negativo e cioè quello di minimizzare. (Ne hai tanti positivi che non deve adombrarti se io metto in luce questo tuo lato negativo…)”. “Caro Sandro, Ho letto stamani nell’Avanti con sorpresa e rammarico l’attacco a Missiroli che mi è sembrato del tutto sproporzionato alla causa apparente che lo ha determinato… Non mi pare giusto né producente. Cordialmente, Tuo Nenni”.

Due sintetici esempi – tanti altri potremmo estrapolarne da questo carteggio – ma emblematici di come, un tempo, si intendeva la politica anche nei rapporti personali, intrecciati fin quasi a coincidere – ma senza mai confondersi – con quelli istituzionali. La sincerità di un’idea, di una convinzione che non sempre dovevano o potevano trovare conforto nell’interlocutore.

Era il polemos, padre di tutte le cose come diceva Eraclito, che si andava cercando per far sì che un nuovo ordine, più dinamico e meno melmoso, potesse nascere e dar vita a periodi e stagioni sempre più produttivi. Nenni e Pertini incarnavano tutto ciò. E in questo consiste la loro grande personalità, la forza dei rispettivi caratteri.

Animi, i loro, mai inclini a compromessi e che li posero di fronte a situazioni difficili sul piano personale: la scomparsa della figlia, per Nenni, in un campo di sterminio nazista; la cattura e la condanna a morte da parte delle SS per Pertini.

Personalità che oggi appaiono tragicamente distanti. Soprattutto perché sono gli interessi biechi e spiccioli a prevalere. Caratteristica, questa, estranea sia a Nenni che a Pertini, per i quali era la questione nazionale – sia in tempo di pace che di guerra – a dover essere sempre tenuta presente.

Dall’epistolario pubblicato da Arcadia Edizioni, tutto ciò lo si può richiamare alla memoria per chi ebbe la fortuna di vivere quella fortunata stagione delle nostre istituzioni. Per coloro che non poterono essere presenti, esso costituisce un’ottima occasione e un buon termine di paragone per comprendere la differenza, profonda e tutt’altro che sostanziale, che intercorre fra il grande politico (come lo furono, ciascuno diversamente ma egualmente in grande stile, Nenni e Pertini) e il banale politicante dei tempi odierni.

pierlu83

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