– di ENRICO MATTEO PONTI –
Quando ci si dimentica che il silenzio e l’etica valgono più di mille parole
Non passa giorno che non si consolidi nel comune sentire il convincimento che l’avvedutezza e l’intelligenza dei cittadini sono, ormai, superiori alle medesime doti possedute, si fa per dire…, da tanti componenti della classe politica che li governa e li rappresenta ovvero, per essere più esatti, che li dovrebbe rappresentare.
Essere costretti ad ascoltare le esternazioni di chi si permette di affidare alla stampa considerazioni sul benessere degli italiani, sull’esigenza di “spacchettare” il Paese così che i ricchi saranno sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, sulla bellezza dell’anno 2019, o quelle su nostri giovani connazionali che oltre ad essere costretti a dover cercare lavoro all’estero vengono, anche, tacciati di essere dei rompi..balle oppure indicati come dediti al gioco del calcetto piuttosto che interessati ad elaborare i loro curricula, aumenta il solco fra il Paese reale e quello nel quale vivono personaggi che in altre nazioni, probabilmente, farebbero parte, a tutto titolo, della sfera degli appartenenti ad una dimensione onirica o giullaresca.
Dover ascoltare i titolari di alte cariche pubbliche rilasciare affermazioni in completo contrasto con la realtà, crea un profondo sconcerto nella cittadinanza, sia quella parte che percepisce il reddito di…, sia tutta la rimanente.
Ma quando, poi, in alcuni casi, si supera addirittura il ridicolo o, peggio, si arriva ad offendere l’intelligenza delle persone, la misura può dirsi veramente colma.
In questo quadro si inserisce alla perfezione una “chicca” della quale solo pochi, purtroppo, hanno potuto avere notizia e che noi, comunque, anche se non recentissima ma, sempre, assolutamente valida e moralmente attuale, vogliamo tentare di portare a conoscenza di quanti hanno la bontà e la pazienza di leggere queste righe.
Come si sa, la legge sulla trasparenza, per ovvie ragioni che non sfuggiranno a nessuno, impone a quanti vadano a ricoprire alti incarichi istituzionali di pubblicare la loro situazione patrimoniale e la loro dichiarazione dei redditi.
Questa regola, normalmente rispettata da tutti, era, evidentemente, molto poco apprezzata dall’Assessore alla Trasformazione Digitale e ai Servizi Civici del Comune di Milano, la dottoressa Roberta Cocco, che aveva assunto tale ufficio di elevata responsabilità ponendosi in aspettativa non retribuita dalla carica di top manager della Microsoft.
A differenza degli altri suoi colleghi di Giunta, per convincere la dottoressa Cocco a rispettare questa piccola regola non solo è dovuto intervenire il Sindaco in persona ma si è dovuta, addirittura, scomodare l’Autorità Anticorruzione costretta ad aprire, a fronte del permanere di tale rifiuto, una formale istruttoria nei suoi confronti.
Se quello che è avvenuto dopo questa “spintanea” accettazione ha sanato la situazione relativamente al reddito imponibile dichiarato, pari a un importo lordo di 224.069 euro, il macigno del patrimonio è rimasto, invece, sul percorso con una complessità e con degli effetti collaterali assolutamente imprevedibili.
Infatti, con un “piccolo” errore che sarebbe costato caro a qualsiasi studente delle scuole medie, l’assessora nel dichiarare il valore delle azioni Microsoft in suo possesso ha aggiunto due zeri, non prima ma dopo la virgola…, cioè a dire ha affermato essere nella sua disponibilità lo 0,0000076% delle azioni invece dello 0,00076%.
“Che sarà mai? Quisquilie, bagattelle, pinzillacchere…” Avrebbe tuonato il grande Totò non realizzando immediatamente la reale differenza una volta tradotta in euro sonanti.
Perché, mio caro Principe de Curtis, i valori della prima e della seconda percentuale sa a quanto ammontano?
Forse per la fretta, che la aveva già portata a subire una salata multa da parte dell’ANAC, fatto si è che la percentuale con i due zeri in più si traduce in un patrimonio di soli 36.000 euro; quella senza i due zeri in più, invece, vale la bellezza di 3,6 milioni di euro!
Avete capito bene: 3.600.000 euro con una piccola differenza di soli 3.564.000 euro!
Userebbe, ancora, le parole quisquilie, bagattelle, pinzillacchere, Signor Principe?
Noi crediamo proprio di no!
Certo, comprendiamo bene che un errore sia sempre possibile. Tanto possibile, però, quanto evitabile. Sarebbe stato, infatti, sufficiente rivedere i conti, come avrebbe fatto un qualsiasi verdumaio senza laurea o senza aspettare che qualche malizioso e puntuto controllore fosse intervenuto solo dopo, però, che le dichiarazioni in questione avessero già trovato la dovuta ospitalità sul sito del Comune.
Da cui ulteriori, roventi polemiche suscitate anche dal fatto che la Microsoft risulta essere uno dei principali fornitori di servizi della città meneghina.
Ovviamente l’assessora non si è dimessa né qualcuno, potendolo, ha pensato bene di invitarla a rassegnarle nel supremo interesse dell’etica, dell’immagine della buona politica e della buona amministrazione.
Noi che non amiamo essere maliziosi ci permettiamo solo di richiamare tutti a prestare una maggiore attenzione alle dichiarazioni pubbliche, siano esse verbali siano esse fiscali…, perché ci accorgiamo, vivendo in mezzo ai comuni mortali, che sono proprio queste dichiarazioni e questi sgradevoli fatti che stanno ogni giorno di più allargando il fossato fra cittadini e potere.
Poi è difficile recuperare il danno provocato; poi è quasi impossibile ricreare quello spirito di collaborazione fra chi dice di lavorare per il Paese e chi nel Paese lavora veramente o, peggio ancora, vorrebbe lavorare ma non ci riesce a causa di scelte improvvide o dalla mancanza di una visione moderna ed intelligente in grado di attrarre investimenti produttivi poco o niente sensibili ad eteree, forsennate attività limitate, però, troppo spesso, alla mera immagine.
E qui ci torna alla mente un aforisma del grande Mino Maccari: “L’attività del cretino è molto più dannosa dell’ozio dell’intelligente”.
Quindi, l’invito a parlare meno, a fare di più ma, soprattutto a fare meglio. Se queste capacità dovessero mancare la strada è una sola: quella di casa.