La non-svolta sovranista

di FEDERICO MARCANGELI

Le europee sono state vinte dagli europeisti. Con questa frase si potrebbero riassumere le elezioni per l’europarlamento, tralasciando sicuramente le sfumature del voto, ma non andando molto lontani dalla realtà. Questo perché, escludendo qualche eccezione, i sovranisti non hanno sfondato come si pensava. Partiamo proprio da queste eccezioni: l’Italia, l’Ungheria e in parte la Francia. In casa nostra Salvini ha avuto un exploit inaspettato, con il 34% delle preferenze, seguito da PD 22% e 5 Stelle al 17%. Può sembrare banale, ma è ovvio che il reddito di cittadinanza ben diverso dal promesso e l’egemonia Salviniana, accompagnati da un largo astensionismo al Sud, hanno tagliato le gambe a Di Maio & Co. Il PD redivivo ha ripreso leggermente corpo, ma difficilmente rappresenta un’alternativa credibile al momento. In Ungheria la situazione è stata ancora più polarizzata da un Orban sempre più padrone a casa sua, che ha sfondato il muro del 50%. L’ondata di sorprese sovraniste si è però fermata qua. I più disattenti hanno osannato anche Marine Le Pen, che però non ha guadagnato un solo seggio rispetto al 2014, non riuscendo a raccogliere i voti persi da un Macron fiaccato dai gilet gialli. In Germania una Merkel data in crisi nera, si è comunque consolidata al 28%, seguita dai Verdi al 20%. I socialisti al 15 % hanno invece registrato il loro peggior risultato di sempre, ancor peggio delle proiezioni pre-elettorali. Discorso opposto per gli omologhi spagnoli che hanno raggiunto un solido 33%, con i Popolari fermi al 20%. Il temuto partito di destra radicale Vox non è andato oltre al 6%. In Austria gli euroscettici si sono assestati intorno al 20%, restando però dietro a Oevp ed Spoe. L’analisi potrebbe continuare per tutti e 28 i paesi, ma lascio ai dati del Parlamento Europeo il compito di disegnare un quadro completo. Ma cosa esce fuori complessivamente? Il PPE rimane il primo gruppo con 180 seggi, seguito dal S&D fermo a 146, i liberali dell’ALDE 109 (record storico), Verdi 69, 59 ECR (destra polacca e conservatori UK), 58 ENL (con Salvini e Le Pen), EFDD 54 e così via. L’aumento delle spinte nazionaliste e xenofobe c’è stato indubbiamente ma, nonostante una situazione idilliaca per questi partiti che sfruttano paura e malessere sociale, i risultati sono stati piuttosto limitati. Chi pensava al tracollo dei partiti europeisti (che siano essi di destra o sinistra) si è dovuto ricredere, visto che PPE e S&D hanno tenuto ed anche Verdi e Liberali sono riusciti a migliorare, nonostante il clima non certo favorevole ai progressisti. Ciò non significa che si possa abbassare la guardia nei confronti dell’onda nera Europea, ma la risposta degli elettori continentali rappresenta un rifiuto netto a queste ideologie. Quindi, per gli europeisti questo risultato dovrebbe essere abbastanza confortante, meno per il nostro paese, sempre più isoltato dalla paura e da una politica social e acontenutistica.

federicomarcangeli

Rispondi