1° maggio 1947, Portella. Il primo vergognoso mistero di stato

-di GIULIA CLARIZIA-

“Nel piano della Portella chiusa in mezzo a due montagne c’è una roccia sopra l’erba per memoria ai compagni”(Nta lu chianu dâ Purtedda chiusa a ‘n menzu a ddu’ muntagni c’è ‘na petra supra l’erba pi ricordu a li compagni). Così inizia la canzone scritta dal poeta Ignazio Buttita e interpretata dai Taberna Mylaensis che ricorda la tragedia della strage di Portella della Ginestra.

Il Blocco del Popolo, alleanza dei partiti di sinistra, aveva ottenuto un ottimo risultato alle elezioni per l’Assemblea Regionale Siciliana del 20 aprile, superando con il 29%, il 20% della DC. È a questo punto che entrano in gioco gli interessi dei latifondisti preoccupati per la diffusione del comunismo e dall’idea di una riforma agraria. Quel primo maggio, nella piana di Portella della Ginestra alcuni dirigenti locali del PCI stavano tenendo un comizio per celebrare la festa dei lavoratori. All’improvviso, raffiche di mitra piovvero dalle rocce circostanti diffondendo il panico. Rimasero a terra 11 morti, tra cui due bambini, e numerosi feriti. È la prima strage di stato. L’episodio è raccontato nel film-inchiesta del 1962 Salvatore Giuliano di Francesco Rosi. L’intento del film era quello di indagare sul legame tra i movimenti separatisti siciliani, la mafia, lo stato e le forze dell’ordine.

Nel 1945, il gruppo separatista dell’EVIS aveva intrecciato contatti con il bandito Salvatore Giuliano assoldandolo in nome dell’indipendenza della Sicilia. Ne emerse una guerriglia che, in un paese ancora sconvolto dalla seconda guerra mondiale, richiese lo stanziamento dell’esercito. Quando lo stato concesse alla Sicilia la sua autonomia, la guerriglia si fece più aspra, aumentando i sequestri di persona che i banditi praticavano collaborando con la mafia.

È in questo contesto, che si inserisce la tragica vicenda della strage di Portella della Ginestra, il primo maggio 1947. Salvatore Giuliano, che avrebbe fisicamente perpetrato la strage, fu ritrovato ucciso nel 1950. Il processo sulla sua morte è il presente narrativo del film di Rosi. Il sospetto più forte, è che sia stato ucciso dai carabinieri. Venne tuttavia aperto un processo che vide indagati molti banditi che collaboravano con Giuliano tra cui il suo braccio destro, Gaspare Pisciotta. Che condannato all’ergastolo, morirà in carcere in circostanze misteriose nel 1954.

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La vicenda è raccontata anche nel film Segreti di Stato del 2003 di Paolo Benvenuti. Sono ancora molti infatti gli interrogativi intorno ad essa e in questo film vengono messe in rilievo le incongruenze emerse dalla versione ufficiale dei fatti. Infatti, si può dire che questo episodio abbia aperto la strada a le numerose vicende poco chiare che hanno fatto la storia della Repubblica Italiana, in cui lo stato si pone in una posizione ambigua, e non si escludono contatti di quest’ultimo con la mafia. Sarebbe stata la stessa mafia ad avere avuto interesse a liberarsi di Giuliano, solo un mercenario all’interno di un progetto più grande di lui, ovvero quello di mantenere invariati degli equilibri di potere territoriale e interessi che ancora oggi in Sicilia sono delicati e per cui è in gioco la vita di innocenti.

Quest’anno, i sindacati hanno deciso di celebrare il primo maggio a Portella della Ginestra, in occasione dei settant’anni dalla strage. Bisogna sottolineare all’epoca questa non venne considerata un delitto politico. Il ministro dell’Interno Mario Scelba, il giorno successivo dichiarò davanti all’assemblea costituente che: Questo non è un delitto politico e non può essere un delitto politico, perché nessuna organizzazione politica potrebbe rivendicare a sé la manifestazione e la sua organizzazione” . Un atteggiamento che tendeva a minimizzare la vicenda e a volerla vedere come un episodio di banditismo isolato, nonostante le implicazioni dietro di essa fossero molte, come è emerso dalle foschie intorno alle indagini successive.

Concludiamo con le parole finali della canzone sopracitata: ” Da quel giorno succede che a Portella, chi ci torna dopo tanti anni vede i morti in carne e ossa, testa, volti e gambe, vivere ancora, ancora vivi e può sentire una voce fra cielo e terra che grida: O giustizia, quando arrivi? O giustizia quando arrivi?!”.

giuliaclarizia

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