Le elezioni politiche del 1994: “l’alba del nuovo”

–di GIULIA CLARIZIA-

Il 27 e 28 marzo del 1994 si tennero in Italia le elezioni politiche che segnarono la vittoria di Silvio Berlusconi.

Nel 1992, la Democrazia Cristiana era ancora il primo partito, seguita dal Partito Democratico della Sinistra (ex PCI) e dal PSI. Nel giro di due anni, il sistema partitico italiano sarebbe mutato radicalmente. Lo scandalo di Tangentopoli portò ad una crisi politica senza precedenti, che minò in maniera diretta la credibilità dei partiti tradizionali.

Per questo, per la prima volta nella storia della Repubblica italiana si tornò al voto dopo soli due anni dalle precedenti elezioni. Nel 1993, era stata approvata la legge elettorale che prese il nome da Sergio Mattarella, oggi Presidente della Repubblica. La legge Mattarella, rinominata “Mattarellum”, rendeva il sistema elettorale italiano un sistema misto fra maggioritario e proporzionale. Il 75% dei parlamentari sarebbe stato eletto con sistema maggioritario a turno unico, il restante 25% con un proporzionale.  Veniva dunque per la prima volta scardinato il sistema proporzionale puro.

Il 27 e 28 marzo 1994 gli elettori italiani furono dunque chiamati a votare di fronte a uno scenario politico che il giornalista Marco Damilano definisce “l’alba del nuovo”[1].  

Forza Italia. Spariva il termine “partito”, si rompeva con il passato.

Berlusconi, imprenditore, aveva un vero e proprio impero mediatico, di cui faceva parte anche  Publitalia, la prima azienda stabile di marketing in Italia. Il suo partito, coalizzato con la Lega Nord e con il Movimento Sociale Italiano e altre formazioni minori, arrivò al 21%. L’intera coalizione raggiunse quasi il 43%.  Seguiva con il 34% la coalizione di sinistra, guidata dal Partito Democratico della Sinistra di Achille Occhetto. Le ceneri della Democrazia Cristiana, raccolte nel Partito Popolare Italiano (un tentativo di ritorno alle origini?) ottennero l’11% dei voti.

A seguito delle elezioni, Berlusconi divenne per la prima volta Presidente del consiglio e il potere politico si intrecciò con un enorme potere economico.

Sarà compito degli storici dare all’era Berlusconi una valutazione oggettiva e di lungo periodo. Quello che ad oggi possiamo dire è che nel 1994 Forza Italia voleva essere il simbolo di una nuova politica. Pulita rispetto alla corruzione dei partiti della prima repubblica, perché questo era quello che gli italiani chiedevano dopo la delusione dello scandalo di Tangentopoli. Oggi si parla di nuovo della volontà di rompere con una politica corrotta. Bisogna stare attenti però a rompere con il passato, perché un conto è cambiare, un conto è dimenticare.


[1] Cfr. M. Damilano, Processo al nuovo, Laterza, 2017, p. 59.

giuliaclarizia

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