Vladimir Putin cerca alleati per risolvere la questione siriana

– di MAGDA LEKIASHVILI –

Ancora una volta i leader politici hanno messo la questione siriana nella loro agenda. Il trio composto da Russia, Turchia e Iran, con i loro rispettivi presidenti, giovedì scorso si è riunito a Sochi per parlare della Siria senza la partecipazione del paese stesso. Quello che succede al popolo siriano sotto la guida del presidente Bashar Al Assad sembra una preoccupazione di tutti, peccato però che non arrivi alcuna decisione che potrebbe diminuire l’ostilità e fermare l’aumento delle vittime di guerra. Diversi cicli di negoziati negli ultimi anni non sono riusciti a porre fine ai combattimenti che hanno ucciso oltre 400.000 persone, hanno creato un’onda di milioni di sfollati e hanno devastato quasi tutti i luoghi storici in tutto il paese.

Il presidente russo Vladimir Putin invita i suoi omologhi a continuare a lavorare insieme, “attivamente e coerentemente”, sui piani per la stabilizzazione della Siria dilaniata dalla guerra dopo un ritiro delle truppe statunitensi annunciato dal presidente Donald Trump nel dicembre scorso. Tutti e tre i paesi hanno schierato forze militari in Siria e hanno affermato di volere una soluzione politica che metta fine alla guerra civile settennale del paese. Ed ora, si è concordato, durante i colloqui, che un ritiro degli Stati Uniti dalla Siria nord-orientale “sarebbe un passo positivo che contribuirebbe a stabilizzare la situazione in questa regione, dove il governo legittimo dovrebbe ristabilire il controllo”. Anche se, secondo il presidente russo, finora, non si sono notati grandi cambiamenti che indicherebbero un’uscita degli Stati Uniti dalla Siria. Vladimir Putin confida con la Turchia e con l’Iran di voler elaborare un piano comune per eliminare completamente quello che ha definito come “un focolaio di terroristi” nella regione Idlib della Siria. Un’idea che Mosca ha sinora tentato di vendere ad Ankara, la capitale turca. Il presidente iraniano, Hassan Rouhani, appoggia Putin dicendo che i militanti di Idlib non dovrebbero essere lasciati fuggire, mentre Recep Tayyip Erdogan non ha dato alcun suggerimento al riguardo nelle sue osservazioni iniziali e durante la conferenza stampa. Ha misurato le parole ed è stato cauto nelle sue affermazioni, ribadendo spesso che il suo governo farà tutto il possibile per portare la stabilità a Idlib. Stabilità sulla quale la Russia e la Turchia hanno approcci diversi. Mosca è pronta ad aiutare Assad a riconquistare il territorio occupato dai ribelli e militanti, compresa la provincia di Idlib, ma Ankara aveva chiesto il ritiro delle forze da parte del leader siriano. Richiesta che è stata fino ad oggi respinta. La posizione della Turchia può essere giustificata dal timore di Erdogan circa potenziali flussi di rifugiati da Idlib verso la Turchia in caso di un’operazione militare. Inoltre, non vuole che gli sviluppi in Idlib distraggano dal suo piano per creare una zona sicura nel nord-est della Siria.

A differenza di Erdogan il presidente dell’Iran è stato chiaro durante la conferenza stampa, ritornando sempre al discorso degli Stati Uniti. Hassan Rouhani ha sottolineato che la presenza dell’America in Siria e in altri paesi non è stata utile, consigliando a Donald Trump di riconsiderare la sua politica in Medio Oriente.

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