Il Consiglio Europeo nega una riapertura dei negoziati Brexit

– di GIULIA CLARIZIA-

Il Consiglio Europeo che si è tenuto ieri a Bruxelles ha confermato quanto già era stato deliberato nella sessione precedente del 25 novembre in merito alla Brexit, quando aveva approvato il trattato raggiunto tramite i negoziati tra rappresentanti dell’UE e del Regno Unito.

I ventisette stati – il Regno Unito, in quanto Paese recedente, non ha partecipato – sono stati invitati dal Primo Ministro britannico Theresa May a considerare le difficoltà che sta affrontando il parlamento inglese nel processo di ratifica del trattato per la Brexit.

Il Consiglio Europeo, pur ribadendo la volontà di stabilire una partnership quanto più stretta con il Paese uscente, ha sottolineato che la porta per una riapertura dei negoziati è chiusa.

L’accordo che ha spaccato il parlamento inglese e che ha rischiato di far crollare il governo della May, deve essere dunque considerato definitivo.

Due giorni fa la Premier è riuscita ad ottenere la fiducia ricevendo 200 voti favorevoli su 317, ma restano comunque spinosi i nodi più controversi dell’accordo, come quello relativo al confine irlandese.

Il termine “Backstop” con il quale si è iniziato a fare riferimento, appunto, al confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, in italiano può essere tradotto come “rete di protezione”, o “barriera”. In sostanza, nel contesto Brexit esso indica una soluzione alternativa temporanea al fine di evitare l’imposizione di un confine rigido. Fa riferimento dunque a tutto il protocollo che, all’interno del lungo documento di quasi 600 pagine, tratta della questione specifica. In particolare, il compromesso raggiunto al ermine dei negoziati e che sta facendo discutere in Regno Unito è stato quello di una sorta di permanenza del paese uscente all’interno dell’Unione doganale europea, fino a quando non sarà raggiunto un preciso accordo per il confine irlandese. Il che significa che il Regno Unito, in questa fase di transizione, non avrà la possibilità di adottare misure di protezione del proprio mercato. Far parte di un’unione doganale, infatti, non significa semplicemente che le merci circolano liberamente all’interno di un mercato unificato, ma prevede l’adozione di un unico regime di dazi e tariffe verso l’esterno.

giuliaclarizia

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