– di GIULIA CLARIZIA-
Un’aura di speranza e motivazione si è levata dall’isola Tiberina di Roma lo scorso 10 luglio. Questa la sensazione dopo aver ascoltato il dibattito tra Diego Bianchi, giornalista e presentatore di Propaganda Live, e Aboubakar Soumahoro, sindacalista della USB, brillantemente moderato dal direttore de L’Espresso Marco Damilano. L’incontro, organizzato nell’ambito del ciclo “Venti d’estate” dall’associazione culturale Doppio Ristretto, ha rappresentato un momento di riflessione sull’attuale situazione politica, toccando i temi più discussi delle ultime settimane senza mai scadere nella banalità di chi parla per sentito dire[1].
Un martedì sera diverso per la folla di gente- e soprattutto di gioventù- che si è radunata sotto le stelle di Roma a parlare di politica. Gli argomenti sono stati molti e complessi. Si è parlato di razzismo, quello che ha portato agli spari di Macerata e poi alla morte del bracciante Soumaila Sacko. Si è parlato di sfruttamento e della crisi di una sinistra che non c’è. Si è parlato del Mediterraneo, delle navi e dei migranti. E si è parlato del linguaggio della politica in quest’epoca di social.
Il carisma di Soumahoro, l’approfondimento analitico di Damilano e l’ironia pungente di Zoro hanno creato un perfetto equilibro affinché passassero dei messaggi importanti, da cui derivano le seguenti considerazioni.
– Quanto è bello ed istruttivo ascoltare qualcuno che sa di cosa parla. Siamo così abituati al sentito dire e alle banalizzazioni, che abbiamo quasi dimenticato la freschezza e la spontaneità della verità. Non quella che crede di essere assoluta. Quella che offre il proprio punto di vista con sincerità. Così Soumahoro racconta del suo lavoro per garantire condizioni di lavoro umane ai braccianti che portano il made in Italy sulle nostre tavole. Così Zoro corre da una parte all’altra dell’Italia a conoscere le sue più variegate realtà, a parlare con la gente, a documentare, perché per fare buona informazione è fondamentale avere fonti attendibili.
– Ah, la cultura. Sul palco non c’erano solo i protagonisti della serata. Sono saliti anche Giuseppe Di Vittorio, Hannah Harendt, addirittura Tacito e molti altri. A ricordarci che tutto ciò che è umano ci riguarda, che il male si nasconde nella banalità e che in Italia lo “sfruttamento invisibile” esiste da tempo. E non fa differenza se esso oggi si scatena contro i migranti, ieri contro i “terroni”. Chiunque voglia fare giustizia sociale deve combatterlo.
– Capire da che parte stare, non significa porsi contro qualcuno. C’è qualcosa di poco sano nel definire le proprie idee in negativo, rispetto a un nemico. Perché quando quel nemico poi viene a mancare, si perde anche la propria identità. La sinistra che deve risorgere in Italia, non deve farlo contro un Salvini o chi per lui. Deve ritrovare i suoi ideali positivi. Come l’umanità. È attorno a questi che ci si deve riunire.
– Basta chiudersi nel mondo del web. C’è una vita vera che aspetta che la politica torni a occuparsi di lei. “È sulla realtà che bisogna lavorare, e poi usare i social per diffonderla. Non il contrario”, ha detto Aboubakar con saggezza.
– “E una volta usciti di qua?”, chiede Damilano per concludere. “Bisogna agire- risponde Soumahoro- sennò non si può parlare di giustizia sociale. E bisogna farlo con organizzazione”.
Ringraziando coloro che hanno condiviso questi momenti, l’augurio è che questo spirito possa animare un rinnovamento della cultura politica di sinistra.
Non perdiamo l’entusiasmo.
[1] Link alla ripresa della serata realizzata da Radio Radicale https://www.radioradicale.it/scheda/546676/venti-destate-uomini-e-no-italia-2018-da-che-parte-stai