Ping pong politico. Summit della Nato tra accuse e risposte

-di MAGDA LEKIASHVILI-

Donald Trump ha portato un po’ di disordine durante il vertice Nato a Bruxelles dopo aver sorpreso gli stati membri con la richiesta di aumentare le loro spese per la difesa al 4% del PIL e dopo essersi scontrato con la cancelliera tedesca Angela Merkel per un accordo fatto con la Russia che riguarda la fornitura di gas. Secondo il presidente Trump il nuovo gasdotto tedesco in Russia è inappropriato. Perciò la Germania diventerà “prigioniero della Russia” a causa della sua dipendenza da questa per le forniture di energia (il 60-70% arriverà dalla Russia, così il Cremlino riuscirà a controllare la Germania di Merkel). Un accordo che l’alleanza doveva ostacolare, secondo Trump, e che non avrebbe mai dovuto firmare. Nonostante ciò, il presidente americano afferma che “crede nella Nato”. La sua fiducia arriva dopo l’affermazione di Emmanuel Macron, secondo il quale i paesi membri avevano accettato di mantenere gli impegni assunti riguardo l’aumento delle spese.

Il New York Times scrive che Trump aveva chiaramente pianificato prima l’“attacco”, che non era diretto al terrorismo, non era contro una minaccia militare, ma era invece rivolto alla Germania, uni dei membri più importanti dell’alleanza.

Con un linguaggio meno schietto di quello del presidente statunitense la cancelliera tedesca ha sottolineato che non ha bisogno di lezioni su come trattare regimi autoritari (e qui intende la Russia), ricordando che lei è cresciuta nella Germania dell’Est quando questa rientrava nella sfera di influenza dell’Unione Sovietica.

“Sono molto felice che oggi siamo nella libertà, siamo la Repubblica Federale di Germania. Per questo motivo possiamo rendere le nostre decisioni politiche indipendenti”, – dice la Merkel. I tedeschi sostengono che hanno diversificato le loro forniture di gas, che ora ricevono solo circa il 9% della loro energia dalla Russia – non il 70% come afferma Trump – e che Washington sta cercando di vendere gas naturale liquido alla Germania.

D’altronde l’atteggiamento critico di Trump verso l’alleanza transatlantica non è una novità. Gli umori del presidente cambiano continuamente e se un giorno la Nato è il garante della sicurezza, il giorno dopo può non essere più capace di difendere.

Donald Trump molte volte ha valutato la Nato come “istituto vecchio” e “troppo costoso per gli Stati Uniti”. Affermazioni del genere già da tempo fanno preoccupare i membri dell’organizzazione, temendo che il capo del governo americano possa mettere in pericolo l’unità occidentale. I presidenti e i primi ministri dei paesi membri non erano sicuri se Trump fosse serio nell’affermare che i membri della Nato debbano aumentare il loro contributo economico per la difesa pagando il 4% del loro PIL invece del 2% di oggi. Donald Trump vuole vedere gli alleati “mentre condividono la maggior parte del peso e, come minimo, soddisfare i loro obblighi già dichiarati”.

“A cosa serve la Nato se la Germania pagherà miliardi di dollari alla Russia per il gas e l’energia? Perché solo 5 paesi su 29 hanno rispettato il loro impegno? Gli Stati Uniti stanno pagando per la protezione dell’Europa, perdendo così miliardi sul commercio. Si deve pagare il 2% del PIL immediatamente, non entro il 2025”, tweeta Trump durante il Summit.

La Nato nel 2014 ha deciso di interrompere la diminuzione della spesa per la difesa dopo decenni di tagli dei costi passando a destinare il 2% del PIL alla difesa comune. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, dice che l’alleanza sta seguendo esattamente questa direzione e molti alleati sono arrivati a pagare proprio il 2%, mentre quelli che ancora non ce l’hanno fatta stanno programmando come raggiungere la percentuale necessaria entro un decennio. Ammette anche che, essendo anche lui un politico, capisce perfettamente le difficoltà dei alcuni leader che preferiscono spendere soldi per qualcos’altro che per la difesa.

“Sono stato io stesso un politico da molti anni e ci piace spendere soldi per la salute, per l’istruzione, per le infrastrutture e quel genere di cose”, – dice il segretario generale.

Stoltenberg crede nell’importanza del contributo di ogni singolo membro dell’organizzazione e dà particolare peso al vertice di questi due giorni. In parte perché i paesi membri si trovano di fronte ad un ambiente di sicurezza più complesso, difficile ed impegnativo, con nuove sfide, minacce e con una Russia più aggressiva.  Ma anche per la presenza della realtà violenta a sud dell’Alleanza, in Medio Oriente e in Nord Africa. Per di più, va riconosciuto come ci sia disaccordo e punti di vista differenti tra gli alleati.

“Nonostante i disaccordi che vediamo ad esempio sul commercio, sui cambiamenti climatici o sull’accordo nucleare iraniano, o la discussione sulla spesa per la difesa, il fatto è che la Nato è stata in grado di fornire, prendere decisioni e rafforzare concretamente ciò che facciamo insieme tutti e 29 alleati”, – dice il segretario generale della Nato chiudendo il vertice.

Adesso si aspetta solo di vedere quale sarà il tono di voce di Trump quando si ritroverà davanti a Vladimir Putin la settimana prossima a Helsinki.

magdalekiashvili

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