Il mito sull’immigrazione che ci raccontano

-di MAGDA LEKIASHVILI-

Il 2018 è l’anno in cui ci hanno bombardato di notizie sull’immigrazione. I termini come “invasione”, “tsunami” degli immigrati, ormai sono entrati nel nostro vocabolario senza suscitare dentro di noi la minima curiosità di andare a verificare se quello che ci stanno raccontando ha che fare con la realtà. Eppure i dati statistici parlano chiaro. Anche il Santo Padre per la Giornata Mondiale della pace 2018, con il suo messaggio “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”, ci invita a riflettere su quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere ed integrare. La richiesta di Papa Francesco mira a rispettare le persone di qualsiasi provenienza nella loro piena dignità umana. Solo se riusciamo a oltrepassare la linea di demarcazione fra noi e gli altri (fissato dalle affermazioni dei politici) saremo capaci di dare il giusto peso al fenomeno.

I principali attori per produrre una percezione della realtà sbagliata sono i politici e i media che stanno riportando queste affermazioni al pubblico. Se crediamo a quello che ci stanno dicendo, l’Italia deve essere “invasa” ed “islamizzata” dai migranti, ma vi sorprenderà sapere che l’Europa e soprattutto l’Italia non è il luogo della prima accoglienza per loro. Solo il 6% delle persone che sfuggono dalla guerra e dalla fame s’imbarcano in Europa. È il Medio Oriente che riceve il 39% dei rifugiati, mentre in Africa arrivano il 29%. L’alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) indica la Turchia come primo paese di accoglienza, dove arrivano i profughi Siriani, dall’Iraq, dall’Afghanistan e altri paesi vicini, superando il numero totale di 3 milioni.

Secondo le ultime analisi del Centro Studi e Ricerche IDOS (Dossier Statistico Immigrazione 2017) durante gli ultimi 20 anni il numero dei migranti forzati a spostarsi è raddoppiato, nel 1997 sono stati 33,9 milioni e hanno raggiunto 65,6 milioni nel 2016. L’aumento principalmente si è concentrato nell’arco degli anni 2012-2015.

“A produrlo è stata non solo la crisi siriana (il 65% della popolazione siriana – 12 milioni di persone – è sfollata interna o rifugiata all’estero), ma anche gli oltre 40 conflitti armati – sia interni che tra stati – in corso nel mondo (solo in Africa si stimano più di 100 gruppi di guerriglieri), rispetto alla cui drammaticità le 15 missioni di peacekeeping attivate da parte delle Nazioni Unite possono dare solo un piccolo contributo per limitarne l’impatto sulla popolazione civile”, –  spiega il Dossier Statistico.

Per quanto riguarda l’Italia, la popolazione residente totale è di 60.589.445 (2016), di cui l popolazione straniera raggiunge la cifra di 5.047.028. Quindi la percentuale di stranieri sul totale della popolazione arriva all’8,3%. È curioso il fatto che tra gli immigrati entrati in Italia il 51.7% proviene non dai paesi in via di sviluppo e di paesi che stanno affrontando una guerra, ma proprio dall’Europa. Il che vuol dire che è più numeroso lo spostamento all’interno dei confini europei. Dall’Africa verso l’Italia arriva solo il 20,7% di persone, mentre dall’Asia il 20,2%. Se andiamo a vedere le prime cinque collettività residenti in Italia, nel 2016 la classifica è la seguente: Romania (1.168.000), Albania (448.000), Marocco (420.651), Cina (281.972) e Ucraina (234.354).

“L’Italia, con i suoi 60 milioni di abitanti, 5 milioni di immigrati e 5 milioni di emigrati all’estero censiti dall’Aire (senza contare gli oltre 60 milioni di discendenti), rappresenta lo 0,8% della popolazione mondiale e il 4% circa dei migranti nel mondo”, – dice il Dossier.

Allora, perché la realtà ci sfugge di mano? Tutti parlano dei 5 milioni di immigrati, ma nessuno si preoccupa degli altri 5 milioni di Italiani che lasciano il paese. È la comunicazione che gioca un ruolo fondamentale nella costruzione dell’opinione pubblica e se le informazioni passano attraverso il termine “invasione” ed “islamizzazione d’Italia”, ci allontaniamo ancora di più da una sana percezione di questo fenomeno migratorio. Così le parole e i messaggi passati nei media diventano un’arma nelle mani dei più potenti per influenzare ancor più l’opinione pubblica. Anche se i numeri parlano chiaro, il populismo e l’esagerazione non fanno i conti con la realtà.

La ricerca di IPSOS, svolta l’anno scorso, conferma che l’Italia è il primo paese europeo con tasso più alto d’ignoranza quando si parla della percezione dei flussi migratori. “Molti italiani sono convinti che l’Italia ormai sia un paese invaso; secondo la loro percezione il 30% della popolazione italiana è composta da immigrati, mentre i dati ufficiali parlano di circa l’8%. La differenza tra mito e realtà è notevole (22%)”.

Oggi nel mondo ci sono circa 47 conflitti in atto. Proprio “i conflitti armati e le altre forme di violenza organizzata continuano a provocare spostamenti di popolazione all’interno dei confini nazionali e oltre”. La guerra non è l’unico motivo. Molte persone, soprattutto nei paesi che soffrono la povertà e la fame, si lasciano tutto alle spalle e vanno alla ricerca di un futuro migliore. Non stanno attraversando i confini per turismo, ma per sopravvivere e trovare l’opportunità di un lavoro, per l’istruzione che nei loro paesi d’origine è impossibile ricevere. E mentre alcuni rifugiati stanno seguendo le procedure legali d’ingresso, molti altri scelgono la strada illegale (per disperazione) pur rischiando la propria vita.

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