-di GIULIA CLARIZIA-
Ieri sera, il portavoce ufficiale del presidente del Consiglio Europeo comunicava ufficialmente che la conferenza stampa prevista per rendere noti i progressi raggiunti nell’arco della giornata era stata annullata, poiché non si era raggiunto l’accordo su nessuna delle questioni in agenda. La causa? Qualcuno tra i ventotto aveva posto la riserva su tutto, ma proprio tutto.
Non poteva che essere il nostro “avvocato del popolo”, investito dal governo giallo-verde per dare all’Italia la grande voce che in Europa le spetta.
L’agenda di questo Consiglio, infatti, prevedeva la spinosa questione dei migranti. Tema su cui il nostro governo- come abbiamo potuto constatare nelle ultime settimane- intende usare il pugno duro.
Ed ecco dunque che Conte, a circa un mese dall’inizio del suo incarico, avrebbe portato avanti le posizioni italiane con fermezza, a costo di bloccare i lavori su tutta l’agenda, se non fosse prima stato trovato un accordo sulla necessità di passare la patata bollente (cioè le procedure di controllo dei migranti recuperati in mezzo al mare e l’accoglienza degli aventi diritto) ai nostri colleghi europei.
Alla fine di lunghe e difficili ore di negoziati, il presidente si è dichiarato soddisfatto dei risultati raggiunti. Siamo però ben lontani dalla svolta che questo Consiglio avrebbe dovuto rappresentare.
I dodici punti che nelle conclusioni ufficiali riguardano il tema delle migrazioni, fondamentalmente confermano la linea che pone l’accento sul controllo delle frontiere, tramite gli accordi bilaterali con la Turchia di Erdogan e il lavoro dell’agenzia Frontex. Si ribadisce la necessità di incrementare gli sforzi per porre fine al traffico degli scafisti, facendo riferimento esplicito al fatto che l’Unione Europea continuerà a supportare l’Italia e gli altri paesi di frontiera in questo senso.
L’aspetto su cui però si tratteneva il fiato è quello relativo alla presa in carico dei migranti salvati nel Mediterraneo, di cui si tratta al punto sei. La svolta sarebbe nel fatto che i migranti potranno essere trasferiti in centri controllati, istituiti negli Stati Membri. Lì si sbrigheranno le procedure di sicurezza e controllo, per distinguere gli aventi diritto di asilo dagli immigrati irregolari da rispedire indietro. Tutto questo dovrebbe avvenire in nome del principio degli sforzi condivisi, ma, e si sottolinea ma, su base volontaria.
Altro che impegni vincolanti! Come evidenzia l’ex Presidente del Consiglio Gentiloni in un tweet di questa mattina, siamo ben lontani dall’aver ottenuto gli impegni vincolanti per cui l’Italia si era battuta nell’ultimo anno.
Non che qualcuno se lo aspettasse, ma non sembrano esserci le basi per una sana solidarietà, sia all’interno dell’Unione tramite la cooperazione tra i suoi membri, sia in senso lato, verso l’esterno, verso un’umanità che ha bisogno di accoglienza. La vittoria politica che abbiamo portato a casa è il poter puntare il dito contro gli altri se non fanno il proprio dovere. Perché quello che conta è trovare sempre dei nuovi colpevoli da attaccare ed emergere come i paladini del popolo oppresso dall’onere della presunta “invasione” che stiamo subendo.
Qui il documento ufficiale sulle conclusioni del Consiglio.