Parlamento europeo: l’aggressione russa deve finire

-di MAGDA LEKIASHVILI-

Che la Russia sia intervenuta in Georgia e in Ucraina usando la forza militare non è una novità. Il Cremlino non ha mai ammesso le sue colpe, anzi ha sempre giustificato l’accaduto con la buona volontà di prendersi cura delle minoranze etniche presenti nei territori ormai occupati. Resta il fatto che violando l’integrità territoriale e la sovranità degli stati indipendenti, la Russia è riuscita a frenare il tentativo di questi due paesi di abbandonare definitivamente l’orbita sovietica e di unirsi all’Europa. Frenare ma non fermare. Anche se con piccoli passi, sono più che mai vicini all’occidente. Neanche l’Europa si dimentica dei due conflitti armati. Hanno messo il governo di Putin in punizione, mettendo sanzioni economiche e sospendendolo dai lavori del G8 (adesso G7). Le porte per Mosca non si apriranno finché la Russia non rispetterà le regole prescritte dai trattati internazionali e non abbandonerà i territori al di fuori dei suoi confini.

Il parlamento europeo anche ieri ha fatto un appello affermando che l’aggressione russa deve finire. La Russia dovrebbe rispettare pienamente l’integrità territoriale della Georgia e ritirare le truppe dalle regioni secessioniste dell’Abchazia e dell’Ossezia del Sud. La risoluzione sottolinea che dopo 10 anni l’attacco militare contro la Georgia, la Russia non ha mai smesso di occupare illegalmente gli spazi georgiani. La guerra dell’agosto 2008, ora definita come conflitto congelato, fu la prima grande aggressione da parte russa all’ordine europeo, seguito successivamente da altri interventi, come l’annessione della Crimea e la guerra nell’Ucraina orientale.

I membri del parlamento europeo chiedono alla Russia di ritirare tutte le forze militari da quelle regioni, per garantire il pieno accesso ai territori occupati alla missione di monitoraggio dell’UE (EUMM) e per fermare l’installazione di recinti di filo spinato per demarcare il confine, che ostacolano il contatto faccia a faccia e isolano la popolazione. L’Unione Europea si impegna a contribuire alla risoluzione pacifica del conflitto russo-georgiano, suggerendo diversi strumenti a sua disposizione, come la nomina di un rappresentante speciale per il Caucaso meridionale e la crisi in Georgia, che avrà il ruolo di co-presiedere alle Discussioni internazionali di Ginevra che mirano a coinvolgere le parti contrapposte a dialogare.

Com’è scritto nella risoluzione, la Russia si rifiuta di attuare l’accordo di cessate il fuoco mediato dall’UE il 12 agosto 2008 e rafforza costantemente la sua presenza militare. Infatti, la vita dietro il filo spinato non è facile. Quasi tutti i giorni il governo Georgiano denuncia violazioni dei diritti dei civili da parte dei militari russi. Ancora di più, sono numerosi i casi di rapimento di civili. E non tutti riescono a tornare a casa in vita.

Il 22 febbraio scorso, vicino al villaggio Akhalgori, comune dell’Ossezia del Sud, dove si trova il punto di controllo di frontiera fra la Russia e la Georgia, hanno rapito tre soldati georgiani, tra i quali, uno, Archil Tatunashvili, è stato assassinato. Un anno prima un 31enne georgiano Giga Otkhozoria è stato ucciso dalle guardie di frontiera dell’Abchasia, vicino al Khurcha-Nabakevi, punto di passaggio che divide la regione separatista appoggiata da parte russa dal resto della Georgia. Nella risoluzione del parlamento europeo c’è la richiesta verso tutti i paesi membri del parlamento di mettere in una lista nera tutti i nomi elencati che sono coinvolti nell’omicidio dei soldati georgiani e soprattutto di mettere sanzioni contro i colpevoli.

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