L’antipolitica e la corruzione

-di MAURIZIO BALLISTRERI-

L’esplosione della nuova tempesta giudiziaria che coinvolge il sindaco 5 Stelle di Roma Virginia Raggi, pur nel rispetto dei principi garantistici dello Stato di diritto delle moderne democrazie, sembra quasi evocare con tutto il suo significato simbolico Nemesi, la dea dell’Olimpo distributrice di giustizia compensatrice e quindi riparatrice dei torti. E già, perché il movimento pentastellato nasce sull’onda di una contestazione generale al sistema politico, invocando il valore dell’onestà, che invero dovrebbe essere in re ipsa in politica, ma che, come ha spiegato in un bel libro il politologo Giorgio Galli dal titolo “Il golpe invisibile. Come la borghesia finanziario-speculativa e i ceti burocratico-parassitari hanno saccheggiato l’Italia repubblicana fino a vanificare lo stato di diritto”, è purtroppo connaturato a certe élites del nostro Paese: “i ceti speculativi e parassitari hanno svuotato i partiti politici, impoverito la classe lavoratrice e logorato quella imprenditoriale, fino a ridurre la democrazia a un simulacro”.

Un atto di nascita dei “grillini” segnato da temi ricorrenti in età repubblicana in Italia: quell’antipolitica che ha caratterizzato esperienze come l’Uomo Qualunque del commediografo Guglielmo Giannini, il “Boia chi molla” dei neofascisti del Msi di Giorgio Almirante nel 1970 a Reggio Calabria sino agli strali del fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi, contro “Roma ladrona”, affondato nei gorghi marini di lauree albanesi e rimborsi spese dubbi del figlio detto “il Trota” e i diamanti dell’ex tesoriere Belsito. Ma l’antipolitica in Italia ha una data e un luogo orribili, il 30 aprile 1993 all’Hotel Raphael a Roma, allorquando “squadracce” di missini e pseudo “guardie rosse” del Pds tirarono le tristemente celebri monetine a Bettino Craxi, statista e leader socialista, identificato come simbolo negativo della Prima Repubblica e, perciò, obiettivo del populismo giustizialista scatenato dall’orgia mediatico-giudiziario di “mani pulite”, alle cui spalle agivano centri di potere economici nazionali e internazionali.

L’antipolitica è alla base della nascita del movimento di Grillo, che ha avuto come bersaglio il sistema politico della Seconda Repubblica, con scelte di politica sociale ed economica anti-popolari, con lo zenith del governo-Monti, e gli episodi di corruzione che hanno visto i sedicenti poli di destra e sinistra protagonisti di tanti episodi di malaffare, senza esclusione degli eredi di quel partito comunista un tempo invocante una presunta “superiorità morale”, tra banche e altre vicende poco nobili: già, quel Pci che ha goduto dell’ “oro di Mosca” e del sostegno delle cooperative rosse, che Palmiro Togliatti definiva “le salmerie” del partito.

E così, la cosiddetta “Terza Repubblica” che dovrebbe nascere con il governo “giallo-verde”, non sembra immune da episodi di corruttela e i nuovi protagonisti dovranno fare i conti con il monito di Pietro Nenni “A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro… che ti epura”, come ben verificò andando sulla ghigliottina, Maximilien Robespierre, il capo giacobino nella Rivoluzione francese, detto “l’incorruttibile”.

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