Legge 833/78. Una vera legge di riforma.

      -di CARLO FIORDALISO-

Per la prima volta ogni abitante del nostro Paese è stato titolare di un diritto sociale: il diritto alla salute, alla prevenzione, alla cura,  alla  riabilitazione.

La legge di riforma sanitaria è stata una vera legge riformista perché per la prima volta nel nostro Paese tutti i cittadini sono diventati uguali nei confronti della salute. Con questa legge sono scomparse le mutue; il sistema mutualistico rappresentava già un notevole passo verso la certezza della cura, ma manteneva molte diversità di trattamento tra il sistema diretto e indiretto, (l’INAM aveva un sistema diretto, mentre l’ENPAS ad esempio cioè la mutua per i dipendenti dello Stato, aveva il sistema indiretto). La miriade di mutue sostanzialmente settoriali avevano comunque diversità di copertura per la malattia, ma non era prevista alcuna forma di prevenzione e rare occasioni di riabilitazione.

La grande idea innovatrice della legge di riforma fu proprio quella di prevedere un intervento diretto del sistema sanitario nelle tre fasi della prevenzione (nei posti di lavoro, nella società, nell’alimentazione, ecc.) nella cura territoriale con il medico di famiglia e la rete di specialisti, il ricovero ospedaliero e tutte le prestazioni operatorie, farmacologiche che la diagnosi prevede e la riabilitazione sia motoria, sia psicologica che psicofisica.

Prima dell’entrata in vigore della riforma chi era più debole cioè i disoccupati, gli immigrati, i nomadi non regolari erano assolutamente privi di qualsiasi copertura assistenziale e in caso di estrema necessità le spese venivano scaricate sul comune di residenza o domicilio di soccorso.

Un’altra grande riforma di quegli anni fu quella psichiatrica che abolì i manicomi e anche gli ammalati di mente da quel momento sono stati considerati al pari di tutti gli altri cittadini.

La universalità del Servizio Sanitario Nazionale fu la grande innovazione di quella legge.

Con il tempo purtroppo le successive integrazioni e modifiche, contrabbandate per riforme, hanno indebolito la riforma in particolare con il trasferimento di molte competenze alle regioni che hanno di fatto trasformato una legge nazionale in una legge arlecchino con molte diversità da regione a regione. Trovarsi in una regione diversa da quella di residenza significa per esempio non aver più copertura farmaceutica in quanto le impegnative di una regione non valgono nelle altre e così via.

Nel nostro costume di socialisti le riforme sono sempre state tese a migliorare le condizioni della popolazione, oggi al contrario i provvedimenti chiamati riforme hanno sempre un sapore amaro e punitivo per la gente che lavora.

I risultati elettorali hanno in parte dimostrato che la popolazione sta raggiungendo il limite di saturazione e sarà bene che il prossimo governo ne tenga debitamente conto.

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