-di MAGDA LEKIASHVILI-
Meno male che la politica siriana doveva essere gestita da parte di paesi terzi per portare la crisi politica alla fine. Era questa la promessa quando, la settimana scorsa, i tre leader (Vladimir Putin, Recep Tayyip Erdogan e Hassan Rohani) si sono riuniti ad Ankara. Lo scenario immaginato dal presidente americano era diverso. Alcuni giorni dopo che Donald Trump ha espresso la volontà di uscire dalla Siria e far rientrare le truppe statunitensi in patria, le forze siriane hanno colpito un sobborgo di Damasco, Douma, con le bombe, che i soccorritori hanno detto di aver scatenato gas tossici. Ci sono minimo 100 morti per soffocamento. Nel giro di poche ore le immagini di famiglie morte nelle loro case si sono diffuse in tutto il mondo. Uomini senza vita, donne e bambini distesi sui pavimenti e sulle scale, molti con schiuma bianca sulla bocca. Insomma immagini che nessuno vorrebbe mai vedere. Purtroppo, proprio questa è una prova dell’attacco chimico ai civili.
I fatti sono avvenuti verso la fine di un mese di tentativi del governo siriano di riconquistare un gruppo di città ad est di Damasco, noto come Ghouta orientale. Le città sono nelle mani dei ribelli che cercano di rovesciare il presidente siriano Bashar Al Assad sin dai primi anni della guerra siriana, e i ribelli hanno spesso bombardato Damasco, uccidendo civili.
Il governo siriano e i suoi alleati, le forze armate russe e le milizie sostenute dall’Iran, hanno circondato e bombardato la zona, uccidendo più di 1600 persone e costringendo decine di migliaia di persone a fuggire. Sono dati forniti dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, che monitora il conflitto dalla Gran Bretagna attraverso i contatti in Siria.
Douma è l’ultima città rimasta nella zona ancora controllata dai ribelli, e il governo siriano ha promesso di riprenderla. L’attacco è sembrato infrangere la volontà dei ribelli di Douma, che hanno concordato domenica un accordo con il governo per consegnare l’area e spostarsi in un’altra zona fuori dal controllo governativo nel nord del paese. Migliaia di combattenti e decine di migliaia di loro parenti dovrebbero partire presto, entro 48 ore. In cambio i ribelli rilasceranno tutti i prigionieri che stanno trattenendo a Douma.
Il bombardamento, probabilmente, ha influito nei calcoli del signor Trump sulla Siria, che sperava di lasciare. Domenica infatti, il presidente Trump, con un tweet ha dichiarato: “Molti morti, compresi donne e bambini, in un attacco chimico in Siria. L’area di atrocità è bloccata e circondata dall’esercito siriano, rendendola completamente inaccessibile al mondo esterno. Il presidente Putin, la Russia e l’Iran sono responsabili per il sostegno all’Animale Assad. Ci sarà un altro prezzo da pagare…”.
Ricapitoliamo. L’ultima atrocità nella dolorosa guerra civile di sette anni della Siria ha attirato immediatamente condanne dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, ma gli alleati di Bashar Al Assad a Mosca e a Teheran hanno respinto le accuse di un attacco chimico come “falso”. Anche i mezzi di informazione statali in Siria hanno negato che le forze governative avessero usato armi chimiche. Anzi, hanno accusato il gruppo dei ribelli che controlla Douma, l’Esercito dell’Islam, di pubblicare video per sollecitare il sostegno internazionale mentre si profilava la sconfitta.
Non è la prima volta che gli alleati di Assad mettono la testa sotto la sabbia. Non vedono e non sentono. Il defunto ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Vitaly Churkin, riguardo agli intensi bombardamenti sulla città siriana di Aleppo, davanti ai suoi colleghi, aveva affermato che i bambini di Aleppo venivano coperti di polvere, al fin di essere presentati come vittime dell’offensiva.
Il giorno dopo il famoso Tweet di Donald Trump, Israele viene accusato di aver bombardato la base aerea siriana a seguito dell’attacco a Douma. Un raid aereo ha colpito una base militare siriana nota come T4, nella provincia centrale di Homs, che è stata utilizzata non solo dalle forze siriane ma anche dalle milizie appoggiate dall’Iran, radunate nel paese per aiutare lo sforzo bellico di Assad. I morti sono almeno 14, tra cui alcuni soldati iraniani. La Siria e la Russia hanno dato la risposta all’accaduto all’unisono. Hanno incolpato Israele, dicendo che due aerei militari israeliani, F-15, hanno bombardato la base con otto missili dallo spazio aereo libanese. I sistemi di difesa aerea della Siria hanno abbattuto cinque degli otto missili. Secondo il governo russo il “gioco” sta prendendo una piega pericolosa e il futuro può nascondere “sorprese”.