Roberto Fico e le buone vecchie abitudini (del taxi)

-di VALENTINA BOMBARDIERI-

La buona notizia non è che Fico è andato alla Camera in autobus. La buona notizia è che l’autobus è passato, ha evitato le buche ed è arrivato in orario. Ma ancora più sconvolgente è che Roberto Fico è riuscito a trovare un posto seduto durante l’ora di punta senza essere costretto ad essere ridotto come una sardina.

L’altra buona notizia è che la curiosità che ci ha sempre contraddistinto ci permette di non essere presi in giro. Perché gli strumenti per smentirli li forniscono loro stessi sul sito tirendiconto.it (fermo a dicembre 2017). A novembre 2016 Roberto Fico spende 16, 50 € di autobus e 164,20 € di taxi. A dicembre 10 € di autobus e 264,20 € di taxi. A gennaio e febbraio 2017 il nuovo Presidente della Camera non ha mai preso un autobus spendendo invece 525,30 € di taxi (rispettivamente 250,10 € a gennaio e 275,20 € a febbraio). A marzo chiede il rimborso di una sola corsa per un totale di 1,50 € prendendo il taxi per un totale di 290,55 €. Ad aprile compra cinque biglietti per un totale di 7,50 € utilizzando il taxi per 212,80 €. A maggio tre biglietti dell’autobus per 4,50 € e il taxi per 188,40 €. A giugno Roberto Fico spende 6 € di autobus (prendendolo quindi 4 volte) e 269,40 € di taxi. A luglio solo due corse con l’autobus (3 €) e 223,35 € di taxi. Ad agosto, settembre ottobre, novembre e dicembre 2017 l’Onorevole non sale mai su un autobus spendendo in taxi ben 776,44 € (rispettivamente 108,80 € ad agosto, 276,80 € a settembre, 146,20 € a ottobre, 94,04 € a novembre e 150,60 a dicembre). Da novembre 2016 a dicembre 2017 il nuovo Presidente della Camera dei Deputati si è fatto rimborsare ben 2914,64 € di taxi a fronte di 49,50 € di biglietti dell’autobus.

Mentre una parte del web lo osanna e una parte lo prende in giro lanciando l’hashtag #RobertoFicoSantoSubito. C’è chi parla di “vecchia abitudine” e numeri alla mano non sembra proprio essere un’abitudine. Una bellissima trovata di marketing. Solo di questo si tratta. Anche perché la terza carica dello Stato è un obiettivo a rischio dal punto di vista della sicurezza. Ma il primo giorno non si può arrivare con l’auto blu, almeno non subito. Mentre diventano virali post del neo-Presidente che rinuncerà alla scorta molti ignorano che la legge 2/2002 stabilisce che è il Ministero dell’Interno ad assegnare i servizi di scorta e che non è facoltà del Presidente potervici rinunciare. Insomma la scorta è un obbligo. E nel caso in cui l’autobus dovesse diventare veramente un’abitudine non temessero gli autisti e gli uomini della scorta: c’è il reddito di cittadinanza.

Valentina Bombardieri

Rispondi