-di POLITICO-
Washington Post ha pubblicato alle 12:39 del 19 marzo un articolo a firma Davide Casaleggio, che riassume la base ideologica e comportamentale del primo partito politico italiano. Se il buon vecchio Mao Zedong avverte che “grande è la confusione sotto il cielo”, non è questo saggio breve a illuminare il cammino e darci chiarezza, nonostante l’autore disponga (beato lui!) di ben cinque stelle.
Si parta da un paio di quisquilie o pinzillacchere, di metodo, come direbbe il saggio Totò. Davide è presentato, nel pezzo come “one of the top leaders of the Five Star Movement. He is president of the Rousseau Association…”. Inveterato rudere democratico e formalista, Politico si chiede: ehilà 3 in 1, manco fossimo ai saldi di fine stagione! O si è impresa (con fine di lucro, lo studio di papà), o si è associazione (persone, in genere senza fine di lucro), o si è partito politico (associazione costituita nell’interesse generale). Essere insieme imprenditore, associato e capo politico travalica persino il conflitto di interessi. Eh! sì: “Grande è la confusione …”.
Seconda pinzillacchera, l’uso disinvolto che si fa dei due termini (opposti) movimento e partito politico. Se le parole hanno un senso, un movimento vive nel sociale, nel culturale, nel religioso, e chi più ne ha ne metta, fuori dalla città politica e istituzionale; mentre un partito per vocazione ha la funzione opposta, stare dentro la politica e possibilmente prendere il potere. Si perdona al giovane Davide che la storiella del movimento circolasse prima del 4 marzo, ma ora?
Andiamo a cose più rilevanti.
La cultura dello scritto pubblicato da Washington Post, è apodittica: afferma senza bisogno di dimostrare. In genere quando si sceglie quel metodo è perché si afferma l’indimostrabile, o perché non si stima l’interlocutore abbastanza da dovergli la dimostrazione, o ambedue le cose. Casaleggio afferma: “M5S è un vento inarrestabile che continuerà a crescere perché è allineato sul futuro”. Una frase ad effetto che non significa nulla, buona al più come verso per una canzonetta sanremese, tipo “il nostro amore, un vento inarrestabile, che sempre crescerà, sino al futuro”… Dite quale Ad di impresa quotata in borsa pronuncerebbe mai una frase del genere per vendere le sue azioni: parlerebbe di programmi, cose concrete, non se la potrebbe cavare con un “noi siamo allineati sul futuro”.
In realtà qualcosa sul “futuro” il pezzo poi lo racconta: “I cittadini ovunque stanno chiedendo la democrazia reale, di esprimere le loro voci direttamente e di non essere più rigettati dall’establishment”. Chi legge con attenzione, si chiede: cosa significa “democrazia reale”? cosa “esprimere le loro voci”? Politico pecca di impazienza mentre glossa fedelmente il testo, perché qualche risposta arriva.
Casaleggio vanta per M5S un successo “pietra miliare” nelle democrazie occidentali (addirittura!), e l’attribuisce all’uso di Internet nel processo elettorale. Definisce M5S la più grande organizzazione politica digitale al mondo, nata e cresciuta online, con scopi definiti dai cittadini, non dai “vecchi moribondi partiti”, con la “missione di mettere fine alla corruzione, combattere l’evasione fiscale, ridurre le tasse, proteggere l’ambiente, migliorare l’istruzione e accelerare l’innovazione”. Faccia un fischio Casaleggio: il 100% degli italiani (o quasi) sarà d’accordo con quella “missione”, e, con qualche marginale dissenso, la piattaforma elettorale di tutti i partiti ha detto le stesse cose.
Il “futuro” quindi non sta tanto nella “missione”, quanto nel “come” quella missione possa essere realizzata: e tutto ruota, inevitabilmente, sul metodo. Da un lato il “moribondo” sistema della democrazia come l’abbiamo conosciuta sino all’esistenza di Internet (2600 anni grosso modo), dall’altro il “futuro” di una democrazia che non potrà che ruotare intorno all’online (qualche decennio). Un po’ più di cautela non sarebbe stata male in questo passaggio: suvvia, il ragazzo attenda ancora qualche secolo prima di dare per spacciato qualcosa che regge egregiamente da due millenni e mezzo, e non giuri su un sistema (l’informatica) già alla nascita pieno di falle d’ogni tipo: rifletta Casaleggio sul fatto che il presidente cinese Xi (persona di immensa capacità politica e di visione) per sigillare la Cina e compattarla verso le promesse conquiste, ha ri-organizzato il controllo di Internet (chiedere a Apple e Facebook) e contestualmente vietato la circolazione di “Fattoria degli animali” di Orwell…
Casaleggio spiega anche che il sistema democratico corrente è “obsoleto” e “diseconomico”. Sui conti non è apodittico, e spiega agli americani che mentre ogni voto per M5S è costato circa 9 centesimi di dollaro, quello raccolto dai candidati degli altri partiti è costato quasi cento volte di più, 8 dollari e mezzo. Politico sapeva che i livelli di democrazia vadano giudicati non tanto in base ai centesimi in più o in meno del costo di un voto, ma in termini di libertà e conquiste che gli eletti sapranno garantire. Difatti M5S al referendum disse di votare contro la proposta di abolire il senato, infischiandosene dei risparmi promessi da Renzi sugli stipendi dei parlamentari. Comunque ben vengano i risparmi…
L’autore spiega poi agli americani che la piattaforma che ha consentito il successo elettorale dei cinque stelle si chiama Rousseau (peccato non precisi che la piattaforma non è del partito ma sua ed esclusivamente sua personale, per statuto della Rousseau; e sul povero ginevrino tirato in ballo impropriamente, a Politico non mancherà modo di tornare) e che essa realizza la “democrazia diretta” per arrivare alla “decostruzione delle organizzazioni correnti politiche e sociali”, aggiungendo che “la democrazia rappresentativa, la politica per delega, sta perdendo gradualmente significato”.
Qui, purtroppo per il Davide, siamo al sofisma, perché democrazia rappresentativa e per delega non sono la stessa cosa: in mezzo tra di esse appare una cosa importantissima, il “controllo sociale”, e lo fanno proprio quei soggetti collettivi e associativi che il suo progetto di disintermediazione sociale e politica, del tutto anti-rousseauiano, vuole abolire magari attraverso un bel referendum online. In mezzo c’è il check and balance di poteri costituzionali che si confrontano si affrontano e si scontrano se necessario, a livello istituzionale, sulla base di regole di comportamento elaborate attraverso i secoli di crescita democratica delle società, non attraverso l’espressione subitanea di uno stato d’animo o di un capriccio di onnipotenza via tastiera.
Da lì in avanti, nell’articolo a firma Casaleggio, lo sgocciolare della glassa della propaganda di M5S sulle virtuosità della democrazia del televoto rispetto a quella delle “stanze affumicate dove stanno i partiti consolidati”, sulle meraviglie tecnologiche promesse dalla piattaforma Rousseau etc etc. Cose rispettabilissime, ma già lette e rilette in Italia, e non serve tornarci.
Spiace per Casaleggio che il suo saggio politologico sia uscito lo stesso giorno nel quale si diffondevano le conferme su quanto l’online possa essere manipolatore e manipolato, con la connection Facebook/Cambridge Analytica, che in due giorni ha fatto perdere 50 miliardi in borsa a Mark Zuckerberg il quale, guarda un po!, da un anno sta facendo il giro dell’America per lanciare la sua candidatura alla Casa Bianca, forte delle centinaia di milioni di profili statunitensi che ha in pancia in modo unico ed esclusivo. Quello è il grande fratello orwelliano incombente sui nostri tempi, a petto del quale il milione di profili ai quali ambisce Casaleggio è persino rassicurante.
A bilancio la forza democratica dell’online rivendicata da Casaleggio, annovera sinora all’attivo: interferenze di Putin nei processi elettorali delle democrazie occidentali, elezione di Trump alla presidenza statunitense, Brexit. E, appunto, il trionfo italiano a cinque stelle. Per il resto, accomodarsi al laptop e attendere la chiamata.