Marzo 1821: quei moti in nome della patria e della costituzione

-di GIULIA CLARIZIA-

“ O stranieri, nel proprio retaggio

Torna Italia e il suo suolo riprende;

O stranieri, strappate le tende

Da una terra che madre non v’è.

Non vedete che tutta si scote,

Dal Cenisio alla balza di Scilla?

Non sentite che infida vacilla

Sotto il peso de’ barbari piè?”

(Manzoni, Marzo 1821)

 

Il 13 marzo 1821, Carlo Alberto di Savoia annunciò la concessione della Costituzione di Cadice per il regno di Sardegna. Era quello il periodo dei moti rivoluzionari che infiammarono la penisola e non solo, in nome delle libertà costituzionali e dell’indipendenza della patria dal dominio straniero.

C’era stato Napoleone, che aveva portato la rivoluzione francese in giro per l’Europa e anche in Italia. Ma poi, c’era stata la restaurazione, il ritorno dell’alleanza tra trono e altare, dei legittimi sovrani assoluti. A tutto ciò, negli ambienti borghesi si rispose con la massoneria e la carboneria. La scintilla che fece scoppiare i moti del ’20 e del ’21 si accese in Spagna, il primo gennaio del 1820. A Cadice, alcune truppe di soldati in partenza per l’America Latina si ribellarono chiedendo il ritorno in vigore della Costituzione approvata dalle Cortes proprio a Cadice nel 1812, poi soppressa due anni dopo da re Ferdinando VII.

Gli ambienti settari italiani si infiammarono sull’esempio dei soldati spagnoli. I moti iniziarono nel regno delle due Sicilie nel luglio del 1820, dove il vicario del regno Francesco di Borbone giurò sulla costituzione di Cadice tradotta in Italiano. Tuttavia, i rivoluzionari vennero traditi. Re Ferdinando I, preoccupato anche dal fatto che un’ulteriore rivolta separatista era scoppiata in Sicilia, infatti, chiese l’intervento degli austriaci, che con il loro esercito scesero a Napoli e ristabilirono l’ordine assolutistico.

Nel frattempo, anche Torino era esplosa, approfittando dello spostamento delle truppe austriache verso il sud.

Negli ambienti universitari piemontesi, il momento sembrava propizio per scacciare gli austriaci dal suolo italiano, ancor più perché il principe ventitreenne Carlo Alberto (quello che avrebbe poi concesso lo statuto albertino) sembrava voler appoggiare- se non guidare- la rivolta. Rimesso in riga dallo zio Carlo Felice, il principe si allontanò dagli ambienti rivoluzionari, ma ormai la bomba era stata innescata. Tra il 9 e il 10 marzo, sulla cittadella di Alessandria sventolava il tricolore. Il 12 la rivolta era a Torino. Quella notte il re Vittorio Emanuele I abdicò a favore del fratello, Carlo Felice, temporaneamente assente. Per questo, Carlo Alberto fu nominato reggente, e il 13 annunciò la concessione della Costituzione, sulla quale giurò il 15. L’entusiasmo era alle stelle. Alessandro Manzoni, in pochi giorni, compose Marzo 1821.

Ma anche nel regno di Sardegna, la costituzione di Cadice ebbe vita breve. Il 16 marzo, tornato re Carlo Felice, venne subito soppressa. Carlo Alberto fu spedito a combattere a Novara insieme alle truppe lealiste e agli austriaci. Anche i moti piemontesi si spensero in un nulla di fatto.

giuliaclarizia

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