I sessantun’anni di un mito: la Cinquecento

 

-di STEFANIA CONTI-

Il 18 ottobre 1955, a Stupinigi si tiene una storica riunione. I vertici della Fiat, Dante Giacosa in testa – il geniale ideatore della Topolino – studiano vari prototipi di auto e alla fine decidono: sarà così. Nasce la Nuova Cinquecento (nuova perché la prima era, appunto, la Topolino, del ’36). Giacosa nelle sue memorie ricorda come in quella riunione alcuni dirigenti esprimessero delle perplessità. Lui non le tenne nel minimo conto. E per fortuna, diciamo noi. Perché la Cinquecento non è solo una macchina, è un mito.

Ci mettono due anni, alla Fiat, ma alla fine, nel 1957, viene fuori quella che per 60 anni abbiamo conosciuto e amato. Prodotta fino al 1975, ha davvero attraversato un’epoca. Debutta quando “Carosello” iniziava le prime puntate, va in pensione che già si usa il videoregistratore Vhs .

L’Italia nel 1957 vive ancora il suo miracolo economico. Sta uscendo dalla distruzione della guerra con un ritmo davvero portentoso. In dieci anni il reddito è aumentato di 77 volte, più che in qualsiasi altro paese europeo. I salari sono cresciuti del 75%. Dal 1953 al 1960 la produzione sale dell’89 , la produttività del 62. Nessuno, 15 anni prima – osserva Marco Innocenti nel suo “L’Italia del dopoguerra” – “poteva immaginare che l’Italia sarebbe diventata quello che è, che da povera e sconfitta sarebbe diventata ricca e vincente”.

E in questo panorama, svettano i consumi. Arrivano il frigorifero, la televisione e soprattutto la lavatrice: quest’ultima, un momento veramente chiave per l’emancipazione femminile. Naturalmente, comprati con la cambiale, vero traghettatore verso la speranza di un nuovo benessere. La cambiale rappresenta una garanzia per il futuro, la fine della miseria.

E’ su questo comune sentire che la Fiat partorisce le sue due auto che daranno vita ad un neologismo: utilitaria.

Due anni prima, infatti, era nata la 600. Oggetto del desiderio che cambierà la vita degli italiani e il volto delle campagne e delle città. Finora ci si spostava – col treno e con le corriere – solo per emigrare. Gli uomini, per il servizio di leva e le donne per andare a servizio lontano dal paese.

Adesso con la 600 l’intera famiglia si può permettere la gita fuori porta o la visita al parente che vive lontano. In ogni caso consente di muoversi più agevolmente. Costa una cifra abbordabile, il resto a rate (con le cambiali).

Il successo della 600 è fragoroso. Forte di questo, la Fiat comincia a studiare una nuova vettura dello stesso genere, ma diversa. Appunto, la 500. che poi sarà uno dei più grandi successi della casa automobilistica torinese. In 18 anni di vita se ne venderanno quasi 4 milioni. E lascerà un segno indelebile che vive ancora oggi, con circa 400 mila vetture che circolano in tutta la penisola.

Quattro milioni i compratori, ma un numero infinitamente superiore gli utilizzatori. Se l’acquirente era, metti il papà, puoi star certo che in famiglia la usavano tutti. Anzi, è proprio con la 500 che c’è il boom delle patenti femminili.

Se la 600 era l’auto di famiglia per antonomasia, il “cinquino” (come veniva chiamata) è l’auto dei giovani. Ben presto sarebbe diventata la seconda vettura di casa, per chi poteva permettersela. Intanto costa meno della sorella maggiore : poco più di 400 mila lire rispetto alle 600 mila. Ancora parecchio per un operaio comune o per un impiegato di prima categoria. Ma tanto c’erano le cambiali……

Questa piccola auto – meno di tre metri di lunghezza – ha una forma più moderna e originale, consuma poco per i tempi: 4 litri e mezzo per 100 chilometri. Svettanti a bordo del “cinquino “ i ragazzi vanno a prendere le fidanzate a scuola. Gli impiegati e gli operai la parcheggiano sotto il luogo di lavoro. In sostanza, muta il ritmo della vita: fa piacere a tutti alzarsi più tardi per andare a lavorare. È con la 500 che l’uso quotidiano della macchina diventa un’abitudine. Ma non solo . Diventa qualcosa di più di un semplice mezzo di trasporto. E’ un motivo di orgoglio, un simbolo. E un’alcova. Alzi la mano chi – con più di quarant’anni oggi – non ha mai “pomiciato” sui sedili di una 500.

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