Elezioni 2018: riflessioni oltre i numeri tra risultati e astensione

 

-di GIULIA CLARIZIA-

Lunghe file alle urne a cui non eravamo più abituati. Si mormora un po’ dappertutto che nonostante le più nere previsioni di astensionismo, la gente sia andata a votare. Sarà che è la prima volta che alle elezioni politiche si vota per un solo giorno, sarà che il nuovo meccanismo dei “tagliandini” non ha snellito la procedura di voto…

Ma sono i dati ad avere l’ultima parola. L’affluenza alla fine della giornata si è attestata intorno al 73% sia per la Camera sia per il Senato. Non è un risultato strabiliante. Non è stato invertito il trend negativo degli ultimi anni. Tuttavia, non c’è stato un crollo di partecipazione particolarmente preoccupante rispetto alle elezioni del 2013 dove si era registrata un’affluenza al 75% (per la prima volta sotto l’80%!).

Poco meno del 30% degli aventi diritto ha deciso di non partecipare. Un 27% che avrebbe (numericamente) potuto cambiare l’ago della bilancia rispetto al quadro che è emerso dagli scrutini.

Se gli aventi diritto al voto alla Camera sono 50.782.650 e quelli al Senato sono 46.663.202, facendo un blando calcolo percentuale, non sono andati alle urne rispettivamente 13.711.315,5 e 12.599.064,5 elettori(circa). Sono numeri noiosi da leggere, perché sono numeri a 8 cifre. Allora arrotondiamo. Diciamo che circa 13 milioni di persone non sono andate a votare.  È circa una persona su quattro. È più di quattro volte la popolazione di Roma.

Sulle ragioni di chi si è astenuto si potrebbe scrivere un trattato. Ci sono i delusi dalla politica, i disinteressati, quelli che hanno visto un’ora di fila e se ne sono tornati a casa…

C’è da chiedersi, però: se questi 13 milioni fossero stati costretti al voto con un coltello alla gola, avrebbero davvero cambiato gli equilibri? Perché i delusi dalla politica, sembrano essere piuttosto i delusi dalla sinistra.

Sempre volendo andare dietro i numeri, tra coloro che hanno votato i Cinque Stelle di Di Maio (32% circa sia alla Camera che al Senato), e coloro che hanno votato la Lega di Salvini (17% circa sia alla Camera che al Senato), cioè le forze nuove o rinnovate, arriviamo intorno al 50%.  Una persona su due di coloro che hanno votato ha premiato la novità populista, la ribellione ad un sistema marcio. Ma nel nome di cosa?

In questo articolo si vuole riflettere sui numeri, non sulle idee  E quindi ci limiteremo a dire questo- e mai la matematica imparata alle elementari è tornata così utile-: se i Cinque Stelle e la coalizione di centro-destra dovessero arrivare a governare insieme al di là delle avversità all’idea dell'”inciucio”, avrebbero un numero di seggi tale da superare i 2/3 della totalità. In altri termini, potrebbero raggiungere la maggioranza qualificata per una modifica costituzionale.

giuliaclarizia

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