32 anni fa cadde nel mistero Olof Palme, lo svedese che lottò per il mondo intero

-di GIULIA CLARIZIA-

Anche la Svezia ha i suoi oscuri misteri. La sera del 28 febbraio 1986, il primo ministro socialdemocratico Olof Palme venne assassinato con un colpo di pistola mentre tornava a casa con sua moglie. La scorta era stata congedata qualche minuto prima.

Olof Palme ebbe una carriera politica importante, cominciata negli ambienti universitari in gioventù. Nei suoi due mandati come primo ministro, dal 1969 al 1976 e dal 1982 fino alla morte, egli ebbe grande attenzione sia sul piano interno che su quello internazionale.

Per quanto riguarda il primo aspetto, egli si impegnò in ambito di politica fiscale, che in Svezia ha una forte connotazione egualitaria con un sistema di tassazione più che proporzionale nei confronti dei redditi alti. Egli sostenne anche una forma soft di socializzazione delle grosse imprese, che, in accordo con la LO[1], prevedeva il graduale trasferimento di quote di capitali verso fondi pubblici. Questo progetto, tuttavia, non si realizzò mai del tutto.

Dal punto di vista internazionale, Palme si inserì con decisione nello scenario di guerra fredda, opponendosi ai mali che affliggevano quegli anni, senza prendere parte al conflitto bipolare. Lottò contro la guerra in Vietnam, le dittature sudamericane (in particolare contro Pinochet dopo la morte di Allende), la proliferazione nucleare. Non appoggiava i totalitarismi, ma non ebbe problemi ad avvicinarsi ai paesi del blocco sovietico e alla Cuba di Fidel Castro. Oltre a ciò, si batté per la fine dell’Apartheid, sottolineando come la sua eliminazione sarebbe stata un contributo alla pace, ed esortando i paesi occidentali a frenare l’esportazione di capitali e gli investimenti verso i regimi razzisti, così come venne fatto in Svezia, dove vennero vietate le esportazioni in Sudafrica e Namibia perché “uomini liberi sono più importanti di liberi movimenti di capitali”[2].

Un uomo di questo spessore, che non ebbe mai timore di esporsi sulle questioni più spinose del suo tempo, aveva molti potenziali nemici. Questo aspetto, dopo il suo assassinio, portò alla formulazione delle più varie ipotesi volte all’identificazione del colpevole, di cui ancora oggi non si ha nome.

Il caso infatti venne archiviato nel 2011.

Il primo sospettato, un criminale tossicodipendente di nome Christer Pettersson, fu assolto per mancanza di prove. Ci furono diverse voci riguardo una sua confessione, sia prima che dopo la morte dell’uomo nel 2004, ma non vennero mai considerate attendibili, anche perché svariati mitomani in cerca di gloria si dichiararono colpevoli a sproposito. Al di là dell’ipotesi del gesto isolato di un pazzo, l’omicidio è stato avvolto da un alone di mistero e di complotto.

Forse che siano stati coinvolti i settori di estrema destra dei servizi segreti? I sostenitori dell’Apartheid? La loggia massonica P2[3]? Non possiamo saperlo. Quello che è certo, è che nella notte del primo marzo del 1986, morì di morte violenta un grande uomo, che molto aveva ancora da dare in nome della pace nel mondo e della lotta contro le disuguaglianze.

[1] Principale sindacato svedese.

[2] Si rimanda al discorso che Palme tenne in Lagos nel 1977 http://www.beersandpolitics.com/discursos/olof-palme/struggle-against-apartheid/722.

[3] Licio Gelli, prominente membro della P2, scrisse in un telegramma a Philip Guarino, attivista del Partito Repubblicano americano vicino a George W. Bush, “Informa il nostro amico che la palma svedese sarà abbattuta”.

giuliaclarizia

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