Sette anni senza Jobs: così Apple è cambiata

-di FEDERICO MARCANGELI-

Il 17 Gennaio 2011 si chiude ufficiosamente il lungo connubio tra Apple e Steve Jobs, ponendo fine ad un’era chiave per tutta l’azienda. Il congedo dello storico fondatore (insieme a Steve Wozniak e Ronald Wayne) ha infatti segnato una netta linea di demarcazione tra il prima ed il dopo.

Ufficialmente la “pausa” causata dalla malattia sarebbe dovuta essere temporanea, ma alla fine si è rivelata definitiva. Il 24 Agosto dello stesso anno si dimise da Amministratore Delegato, designando Tim Cook come suo successore. Le dimissioni sono frutto delle precarie condizioni di salute di Jobs, che di li a poco precipitarono. Il 5 ottobre morì a soli 56 anni.

L’uomo e l’azienda furono per molto tempo due entità parallele, le cui sorti correvano a braccetto. La dedizione che dimostrò il CEO alla Apple fu “senza se e senza ma”, abbandonandola solo a pochi mesi dalla morte. Persino il tumore al pancreas che lo colpì nel 2003 (e le cui complicazioni causarono il decesso) riuscì a staccarlo dalla sua creatura.

Quella che oggi è tra le multinazionali più grandi al mondo nasce proprio da Steve Jobs ed altri due fondatori: Steve Wozniak e Ronald Wayne. Nel 1976 a Cupertino (California) si apre l’era Apple. Inizialmente i PC furono il core business, ma con il tempo le priorità cambiarono, anche a causa delle mutazioni del mercato. Gli alti e bassi dell’azienda sono stati molti nel corso degli anni, ma la vera consacrazione è arrivata nel 2001 con il lancio dell’iPod. Il lettore musicale più famoso al mondo raggiunse nel 2011 una quota di mercato superiore all’80%. In questo frangente si è vista tutta la maestria di Jobs nel rendere un prodotto iconico, pur non essendo stato né il primo né il migliore sul mercato. Stesso discorso vale per l’iPhone. Lanciato nel 2011 e diventato “lo smartphone” per eccellenza, accumulando il 20% del market share.

“Post-Steve” la Apple ha forse perso qualcosa, anche a livello economico. Il marchio è passato da un valore di 33,49 miliardi di dollari agli attuali 178,119, diventando il 1° brand mondiale. Quello che però è caduto è l’utile netto, che è sceso di 15 miliardi (da circa 25 a 10,9). C’è da dire che sia la crisi globale che il crollo delle vendite PC hanno inciso molto su questi numeri. I computer stanno scendendo sotto la soglia delle 200.000.000 di unità annue vendute, quando nel 2011 si assestavano intorno alle 500.000.000. Questo vuol dire che, con molta probabilità, neanche Jobs sarebbe riuscito a mantenere gli stessi livelli di utili.

Quello che è certo è che molto è cambiato nella filosofia aziendale. Dagli smartphone compatti ai tablet senza penna, Apple ha stravolto le convinzioni del suo storico leader. L’idea di uno smartphone sempre compatto e maneggevole è sempre stata nella mente del fondatore, ma dopo il 2011 si è andati verso una differente direzione. Per assecondare il mercato l’azienda ha prodotto cellulari sempre più grandi, seguendo la via tracciata da brand come Samsung. Anche l’utilizzo del pennino è sempre stato osteggiato da Jobs, ma con iPad pro anche questa via è stata percorsa.

Apple è quindi cambiata ed ha perso (almeno parzialmente) la sua capacità di imporre le proprie scelte al mercato, piegandosi ai trend del momento. Il fatturato continua però a dare ragione all’azienda di Cupertino, che rimane al top nell’elettronica di consumo globale.

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