La finta ripresa dell’occupazione italiana

-di SANDRO ROAZZI-

Ci risiamo, una cifra per impressionare e l’occupazione italiana …vola. La cifrona  è quella dell’aumento dei posti di lavoro di 264 mila unita’. Quella che fa mettere in castigo i “gufi” tanto per intenderci. Ma se si osservano meglio i dati ISTAT emerge una verità meno  elettrizzante. Intanto perché ad ottobre, su settembre, la situazione appare statica, quasi immobile. Il cospicuo aumento sbandierato a beneficio dei titoli, in realtà si riferisce al rapporto con l’anno precedente. Ma è un dato che nasconde uno scenario che non può far gonfiare il petto: il lavoro dipendente “cresce” di quasi 400 mila unita’, ma solo meno di 40 mila sono posti di lavoro stabili. Sono i contratti a termine a dominare la scena con il loro carico di precarietà ed i problemi ad essi connessi sia per quel che riguarda il futuro dei giovani, sia per quel che concerne l’andamento dei consumi condizionati da redditi bassi. Altro elemento assai poco esaltante e’ quella che rivela che nel frattempo sono calati migliaia di posti di lavoro indipendente, autonomi e professionisti. Vale a dire i componenti di quei ceti medi sempre più…a pezzi. Un contesto di questo tipo si…arricchisce della constatazione che a difendere le ragioni del lavoro sono e restano soprattutto gli over 50…Quando si sente dire in giro che si deve fare di più per i giovani, non si riesce a non provare di conseguenza la sensazione di essere di fronte ad una propaganda ipocrita e forse anche un poco cinica. Quando poi si constata che i riflettori sull’occupazione si spostano rapidamente sulla polemica che investe Bankitalia è difficile far torto a coloro che finiscono per diventare sempre più diffidenti nei riguardi di una politica che individua nella vicenda bancaria il vero scontro di potere. Cosi’ facendo pero’ si rischia di portare acqua al mulino della antipolitica. Che non e’ mai stato un buon datore di lavoro.

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