-di HANNES ALPES*-
Richard Trumka è presidente della Federazione Americana del Lavoro-Congresso delle Organizzazioni Industriali (AFL-CIO) con 12,5 milioni di membri. Ha recentemente annunciato le dimissioni dal Consiglio manifatturiero del presidente americano Donald Trump, in segno di protesta contro la reazione del presidente all’attacco durante il rally del nazionalismo bianco a Charlottesville, Virginia, nel corso del quale una persona è stata uccisa. Hannes Alpen gli ha parlato dei diritti dei lavoratori nell’era di Trump, delle trattative commerciali internazionali e della minaccia che rappresenta l’automazione per il mercato del lavoro.
Come capo dei sindacati americani, qual è la sua reazione all’affermazione del presidente Donald Trump di essere la voce dei lavoratori americani?
Innanzitutto dobbiamo capire che l’economia negli Stati Uniti e in molti altri paesi non ha lavorato per molti lavoratori. Infatti i benefici sono andati soltanto a meno del 10% superiore. Dopo così tanto dolore economico, ti capita un candidato come Donald Trump, che fa promesse oltraggiose, dispensa speranza dove non c’è nessuna speranza sotto il profilo finanziario, e lui è capace di entrare in contatto con quel dolore.
Il nostro approccio a questo è stato di chiamare le sue promesse con il loro nome. Ogni giorno diciamo ai nostri membri: questo è ciò che ha promesso, questo è ciò che ha fatto, questo è il modo con cui ciò riguarda te e la tua famiglia, la tua sicurezza economica e la tua pensione.
Ma gli americani sapevano a cosa stavano andando incontro. Trump ha detto agli elettori, durante la sua campagna elettorale, che avrebbe abbassato le imposte sui profitti delle grandi imprese e rottamato il piano sanitario di Obama.
Sì, ma quelle promesse non stanno andando come aveva detto Trump. Quando ha detto, “la farò finita con Obamacare”, implicava che lo avrebbe sostituito con un sistema sanitario migliore, che avrebbe coperto più gente, mentre nei fatti con la sua attuale proposta perderebbero l’assistenza sanitaria 24 milioni di americani perderebbero la sanità. Coloro che hanno mantenuto l’assistenza sanitaria dovrebbero pagare premi molto più elevati e in realtà hanno meno copertura perché i fornitori di assicurazioni potrebbero escludere persone con condizioni sanitarie rischiose preesistenti alla stipula della polizza.
Con la tasse succede la stessa cosa. Trump ha promesso di creare posti di lavoro riducendo le imposte sui profitti delle società. Bene, crei posti di lavoro creando la domanda, dando alla gente più soldi da spendere – perché l’economia degli Stati Uniti è per il 72% guidata dalla spesa del consumatore. Se le persone non hanno soldi in tasca, le agevolazioni fiscali vanno solo a vantaggio della linea di fondo delle aziende. Trump non ha mai detto che finanziare le agevolazioni fiscali dei ricchi avrebbe comportato che la gente comune avrebbe dovuto pagare di più.
Trump aveva detto: “Creerò lavori manifatturieri”, ma non ha mai detto alle persone che lo avrebbe fatto eliminando tutte le norme in materia di salute e sicurezza, regolamenti antinquinamento, tutto ciò che protegge i lavoratori. Quando le politiche di Trump sono esposte nella loro completezza, vediamo che non sono ciò che è stato raccontato ai lavoratori né ciò per cui hanno votato.
Cosa ne pensa della politica di Trump “ America First”?
C’è una cosa su quella frase “America First”. Significa “Innanzitutto il grande capitale americano, corporate America”. Trump non ha fatto nulla per le attività manifatturiere che potrebbero effettivamente aiutare i lavoratori. Non ha fatto niente per aumentare i salari. Di fatto, ha fermato un regolamento già pronto che avrebbe dato ulteriori ore di straordinario a 4 milioni di persone.
I sindacati di tutto il mondo sono stati critici sugli accordi commerciali internazionali. Come vede il rifiuto di Trump per il partenariato trans-Pacifico (Tpp) e il suo piano per rinegoziare l’accordo nordamericano di libero scambio (Nafta)?
Per 25 anni il movimento sindacale americano ha tentato di cambiare il tipo di accordi commerciali nei quali siamo entrati, dagli accordi neoliberali guidati dalle grandi corporation a quelli che effettivamente beneficiano i lavoratori. Avevamo già ucciso il Tpp. Quindi Trump è stato come un medico legale. Il paziente è morto, ma il medico legale firma il certificato di morte. Ha firmato il certificato di morte di Tpp. E’ stata una buona cosa, perché quello era un cattivo accordo.
Rispetto a Nafta, si è collocato su ogni posizione. Prima dice di volersene tirar fuori, poi lo vuole rinegoziare.
Noi crediamo nel commercio. Lottiamo per un movimento globale dei lavoratori, perché sappiamo che a meno che i salari non salgano in tutto il mondo, non cresceranno davvero molto da nessuna parte. Quindi, gli accordi commerciali devono aiutare i lavoratori su entrambi i lati del confine. Ecco perché vogliamo eliminare le corti speciali per gli investitori stranieri; rafforzare nell’accordo gli standard di lavoro e ambiente e renderli esecutivi.
I precedenti accordi commerciali con gli Stati Uniti dipendevano dal governo in quanto al rispetto obbligato della legge. Se un governo anti-lavoratori decide di non farla valere, non hai rimedi. Di conseguenza, altri paesi si sono avvantaggiati rispetto alle nostre imprese attraverso ls manipolazione del valore delle loro valute e altre forme – direi! – di truffe. Insomma, la stragrande maggioranza degli americani crede che le regole commerciali, i contratti commerciali neoliberali guidati dagli interessi delle aziende, non hanno lavorato né per essi né per il paese.
L’automazione quanto ha influenza lavoro negli Stati Uniti?
Le fabbriche di abbigliamento negli Stati Uniti sono state da sempre tra le più automatizzate al mondo. Hanno chiuso perché in Vietnam hai gente che ti lavora anche per 50 centesimi al giorno.
Quindi non è possibile analizzare ciascuno dei casi in modo isolato. Le regole dell’economia sono state scritte per far sì che i lavoratori ci perdano e il grande capitale vinca. È questo squilibrio che ha creato la disuguaglianza.
Un giorno, molti lavori saranno fatti dalle macchine. E potrebbe non esserci abbastanza lavoro in giro. Quali soluzioni a questo problema vengono discusse negli Stati Uniti?
La gente parla di formazione continua. Parlano di un reddito minimo garantito. La gig economy (l’economia del lavoro precario e mutante) ha sinora impedito alle persone di trovarsi sullo strapiombo. Ma so che quando un’economia cessa di funzionare per la maggioranza della sua gente, deve cambiare in un modo o nell’altro.
Penso che il progresso sia inevitabile. Quando siamo passati dal calesse alle automobili, molte persone hanno perso il posto di lavoro, ma altri hanno trovato nuovi tipi di posti di lavoro. Purtroppo negli Stati Uniti, con partiti politici così polarizzati, non si riesce a cercare ora soluzioni appropriate.
Questa è la prima generazione in America dove i bambini non possono aspettarsi un livello di vita in crescita. Eppure l’America è la nazione più ricca della Terra, che è essa al punto più ricco della sua storia. Se potevamo fornire una vita dignitosa alle persone quando non eravamo così ricchi, perché non possiamo farlo quando siamo ricchi? È la mancanza di volontà politica. Purtroppo il molto ricco comanda grazie alle regole che ha messo in piedi che gli consentono di dominare le elezioni politiche.
La vittoria elettorale di Trump è stata così sconvolgente per gli europei, è stata quasi rappresentata come la fine del mondo. Non è questo tipo di reazione, forse un avvertimento all’America capitalistica che il paese è in un cattivo stato?
Le aziende americane non vedono la situazione in questo modo. Con corporate America, ogni elezione è “testa, vinco io; croce, vinco io ” perché pompano tanto denaro in entrambi i lati che non importa chi vinca, essa vince comunque. Ecco come hanno potuto scrivere le regole negli ultimi 40 o 50 anni.
L’elezione di Trump avrebbe dovuto essere un segno distintivo. Ha fatto tutte quelle oltraggiose dichiarazioni? Alcune erano razziste, altre sessiste, altre ancora xenofobe. La gente lo sapeva e non se ne è preoccupata. Volevano cambiare le regole dell’economia a loro vantaggio. Pensavano che siccome era un outsider, una volta dentro, lo avrebbe fatto.
Bernie Sanders a sinistra ha anche lui offerto un cambiamento nel sistema economico. Allora perché non ce l’ha fatta alle primarie democratiche?
Lui ha dato energia a un gruppo di persone che prima non ne aveva ricevuto. i giovani anch’essi senza speranza nell’economia. Hanno guardato a tutta la retorica dell’odio che stava uscendo da Trump e hanno deciso che non la volevano. Quindi, hanno spinto per Sanders. Purtroppo questo tipo di sostenitori non erano abbastanza da consentire a Sanders di prevalere alle primarie. In parte è dipeso dal sistema. In parte dal fatto che Hillary Clinton era molto rispettata, ed era anche probabilmente la persona più qualificata per correre da presidente, degli ultimi cinque o sei decenni, almeno sulla carta.
Ma la gente, tra cui molti dei nostri membri, non l’ha vista come un agente per il cambiamento. Così mentre Trump ha ottenuto solo il 3% in più di sostegno dai nostri membri rispetto a Romney nel 2012, Clinton dai nostri membri ha ottenuto il 10% in meno rispetto a Obama.
Ora, non dimenticate questo: Hillary Clinton ha comunque vinto il voto popolare. Per lei hanno votato 3 o 4 milioni di americani in più che per Trump. Purtroppo l’arcano sistema di Electoral College ha permesso a questo di diventare il vincitore.
Pensa che ci siano persone dell’amministrazione di Trump che prendano sul serio le preoccupazioni dei lavoratori?
Questo è quello che devi capire pere capire quest’amministrazione: ci sono due amministrazioni. C’è l’ala di Wall Street e c’è l’ala populista di destra, e stanno combattendo l’una contro l’altra per vedere chi guadagna la prominenza, quale alla fine sarà ascoltata da Trump. Purtroppo la nostra esperienza è che sinora stia vincendo l’ala di Wall Street.
Suona come se quindi lei tenesse per i populisti dell’alla destra.
No. Guardi, ci sono varie sfumature di populismo, e non sono tutte di destra. Quando Trump ha parlato di eliminare le politiche commerciali scorrette e di rinegoziarle, ciò potrebbe essere visto come progressista. Non appoggiamo il populismo di destra. Noi sosteniamo le cose che sono buone per i lavoratori americani:
la politica commerciale che è buona per il paese e per i lavoratori sia qui che all’estero;
la politica sanitaria che porta l’assistenza sanitaria a più persone;
la politica dell’immigrazione che può aiutare i lavoratori ad uscire fuori dalle ombre – perché in questo momento negli Stati Uniti si abusa e ci si approfitta dei lavoratori privi di documenti, dando loro salari ritenuti truffaldini da tutti al di fuori di loro. Non possono ricorrere a nessuno, perché se chiedono il rispetto delle leggi, sono immediatamente espulsi o deportati.
Vede qualche miglioramento positivo per i lavoratori statunitensi al momento?
Una cosa positiva è che le cose cominciano a puntare verso un’azione collettiva. L’istituto Pew ha appena fatto uno studio che dice come oltre il 60% del pubblico americano creda che i sindacati siano importanti e che aiutino il processo economico. Dopo le elezioni, le donne si sono riunite in numeri giganteschi per cercare di contrastare ciò che stava succedendo. Non abbiamo visto questo tipo di azione collettiva per diversi decenni. Quindi, in questo senso, sono più incoraggiato di quanto non sia stato da molto tempo.
Testo in lingua originale:
http://www.ips-journal.eu/interviews/article/show/the-economy-isnt-working-for-workers-2241/
*da: International Politics and Society, 22 agosto 2017
(Traduzione di Donatella Lucente)