-di SANDRO ROAZZI-
A leggere l’ultima conversazione fra Papa Francesco ed Eugenio Scalfari si direbbe che ci sono probabilità di imbattersi in un prossimo futuro in una rivisitazione di Blaise Pascal di cui Scalfari sollecita la beatificazione ottenendo dal Papa attenzione. Il motivo di questa richiesta è la fine ammirevole del filosofo considerato il precursore dell’esistenzialismo e di quel pessimismo che incombe sull’uomo, superabile solo con la chiave di accesso della fede in Dio ricambiata dalla grazia.
Detta così sembra una vicenda singolare e non solo perché Scalfari si continua a professare non credente, mentre il Papa pazientemente non si rifiuta di ragionare sui temi proposti. Ma anche perché si aggira in questo modo (ovvero guardando a come Pascal si è avviato a morire) il nodo di una riflessione filosofica che ha fatto molto discutere, agli antipodi dalla visione del mondo cartesiano certamente assai più considerata in campo laico.
Eppure ancora una volta l’apparenza può ingannare. E se si trattasse solo di un artificio giornalistico con il quale il Papa si fa chiedere quel che vuole dire, aprendo un nuovo fronte? Non a caso il botta e risposta su Pascal è preceduto da una disamina da parte di Scalfari, sollecitata dal Pontefice, su pregi e difetti del giornalismo. Ma se così fosse perché si tornerebbe a fare i conti con Pascal? Con Papa Francesco le sorprese, ormai si sa, non sono l’eccezione ma la regola. Difficile però immaginare oggi se questo capitolo sarà il primo di un cammino pastorale. Semmai si può solo esprimere qualche personale suggestione. Ed una può prendere le mosse da due frasi del pensiero di Pascal: il cuore sente Dio, non la ragione; siccome non si trovava la giustizia, si inventò il potere.
Di questi tempi ragione e potere sono due termini che tradiscono spesso il… dovere di offrire opportunità, specie ai più deboli, mentre si associano assai di più ad un esercizio egoista del sopruso. Se pensiamo al potere della finanza in economia ed al ruolo svolto nel moltiplicare ed approfondire le diseguaglianze, sfruttando… la ragion di stato dei più forti ci rendiamo conto di quale potente proposta alternativa si può celare in quelle due frasette.
Ma la lezione di Pascal è anche quella di chi mette in guardia dall’evitare di ragionare su se stessi e sulle proprie “miserie” umane, preferendo una rincorsa continua del futuro che elude però i grandi interrogativi dell’oggi. E, di conseguenza, le necessarie assunzioni di responsabilità.
Il percorso che si propone invece è quello di restituire il primato alle leggi del cuore e della esperienza che possono meglio sorreggere uno sforzo per farsi carico di ingiustizie, povertà, esclusioni. Un percorso fortemente religioso, assai poco istituzionalizzato peraltro. Un percorso che può provocare altre inquietudini nella comunità cristiana che in parte fatica a comprendere e… digerire le sorprese papali. Eppure sarebbe il caso di prepararsi… In questo senso Scalfari avrebbe compiuto un servizio ad un Papa che probabilmente in lui suscita emozione per la sollecitudine che mostra nei suoi confronti senza per questo obbligare a scelte. Certo per farlo assume anche il tono saccente ed improprio di chi pensa di potersi improvvisare teologo laico. Ma questo è un tratto del carattere, la sostanza stavolta è di livello più alto, più intrigante, e, forse, più misterioso per la vita della Chiesa, mai come in questo periodo storico tanto travagliata. Eppure anche tanto ‘centrale’ per la credibilità di cui è circondata con l’impegno di Papa Francesco. Ed a ragione.