-di MAGDA LEKIASHVILI-
L’autore della rivoluzione pacifista in Georgia del 2003, la rivoluzione delle Rose, Mikheil Saakashvili, da più di tre anni fa parte della politica ucraina. Il terzo ed ex presidente della Georgia ha dovuto lasciare il paese e trasferirsi in Ucraina dopo il cambio di governo nel 2012 (il nuovo governo aveva fatto aprire indagini contro Saakashvili per uso improprio di fondi pubblici e abuso di potere, accusandolo di aver dato ordine, nel 2007, di disperdere con la forza una manifestazione antigovernativa. Concluso il mandato presidenziale, nel 2013, Saakashvili ha lasciato la Georgia, negando ogni accusa nei suoi confronti e dicendo che l’orientamento della magistratura era politicamente orientato). Ma agli occhi dei governi occidentali la sua presidenza è stata valutata come un esempio di transizione di successo verso la democrazia nella ex Unione Sovietica. Il leader, apertamente pro occidentale e contro il regime di Vladimir Putin, non perde la sua popolarità neanche in Ucraina. Subito dopo il suo trasferimento riesce ad acquistare la fiducia degli ucraini. Le riforme istituzionali in Georgia e la lotta alla corruzione di cui Saakashvili si era occupato, erano le stesse questioni da affrontare in Ucraina. La sua figura di giovane leader combattente fa si che lui diventi il governatore di Odessa, regione strategicamente importante del Mar Nero e soprattutto, città in maggioranza russofona. Nel 2015 prende la cittadinanza ucraina dopo aver rinunciato alla cittadinanza georgiana.
La situazione adesso cambia nuovamente. Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha firmato una decisione con la quale si lascia Saakashvili senza la cittadinanza ucraina. Proprio il presidente aveva offerto il passaporto ucraino all’ex presidente georgiano permettendogli di diventare cittadino ucraino e aiutare il governo ad accelerare le riforme. Il motivo ufficiale della revoca è la compilazione della richiesta per la cittadinanza non corretta. Secondo i legislatori ucraini, alcuni dati anagrafici erano errati, ma il fatto che questi errori siano stati scoperti solo ora, soprattutto dopo che Saakashvili ha governato Odessa per ben due anni, fa nascere alcuni punti interrogativi.
Esistono diverse opinioni per spiegare la decisione politica di Poroshenko. Le opposizioni di governo, sia in Ucraina che in Georgia, sono convinti che tutto serve al gioco del Cremlino. In realtà la volontà della Russia sarebbe l’estradizione di Saakashvili in Georgia, così da eliminare un concorrente pro occidentale. Ma Mikheil Saakashvili, che per adesso si trova negli Stati Uniti non pensa neanche minimamente di mollare. Ha dichiarato che userà tutti i mezzi legali per recuperare la sua cittadinanza Ucraina e tornare a combattere contro la politica russa di espansione, che vuole dominare l’Ucraina (anche la Georgia) attraverso i rispettivi leader politici.
Il primo ministro russo, Dmitri Medvedev, sul suo profilo Facebook esprime un giudizio sulla “coerenza” delle autorità ucraine e non riesce a mantenere il sorriso pensando al sorprendente destino di Saakashvili: “un cittadino georgiano, presidente della Georgia, una persona privata della cittadinanza georgiana, un cittadino ucraino, amico di un presidente ucraino, governatore della regione di Odessa e adesso senza la cittadinanza ucraina. La coerenza delle autorità ucraine è sorprendente. Prima hanno dato all’ex presidente georgiano la cittadinanza ucraina, lo hanno fatto governatore, poi togliendogli la cittadinanza ucraina hanno accettato di estradarlo in Georgia”. Secondo Medvedev tutto ciò dimostra le qualità morali indiscutibili delle due persone che giocano la tragicommedia. “Show must go on” – finisce così il pensiero del primo ministro.
I partiti di opposizione russi leggono nella decisione la firma del Cremlino. Alexei Navalny, oppositore del presidente russo Vladimir Putin, fa notare quanto i media russi siano pieni di notizie riguardanti l’Ucraina. Tra le cinque notizie più importanti del giorno, tre o quattro si riferiscono alla politica interna Ucraina. Secondo Navalny, questo non vuol dire altro che la Russia è pianamente coinvolta nella politica del vicino e dimostra l’intrusione del governo russo nelle decisioni prese in Ucraina. Anche nel caso di Saakashvili, sembra di rivedere decisioni prese dal Cremlino secondo i metodi adottati nell’Unione Sovietica (privazione della cittadinanza e allontanamento dal paese). Tutto per indebolire l’opposizione e frenare le riforme iniziate in Ucraina. Soprattutto, per deviare l’Ucraina dal suo percorso verso l’occidente.