-di GIORGIO BENVENUTO e SANDRO ROAZZI-
“Tutto passa…tranne il bus che stiamo aspettando”, sospira il malcapitato utente dell’Atac che attende nella calura un mezzo pubblico per spostarsi. Nel frattempo è… passato il manager venuto da fuori con una singolare conclusione del suo breve incarico: si dimette e come se non bastasse viene dimissionato subito dopo. Un bis che sa di roba da Guinness dei primati alla voce… stato confusionale. Atac nella bufera mentre non c’è neppure… acqua sufficiente per spegnere le fiammate polemiche che attraversano la fiacca (il caldo non c’entra…) amministrazione capitolina. Atac sull’orlo del disastro finanziario al quale è pervenuta però dopo anni di clientelismo e lassismo irresponsabili.
Quanto alla crisi idrica stupisce la rapidità con la quale tutti (ma proprio tutti compresi quindi i responsabili primi del… fattaccio che rischiava di razionare l’acqua a Roma per la prima volta dopo millenni), si esercitano nel descrivere lo spreco delle perdite di condutture che avrebbero fatto inorridire i Cesari dall’alto dei loro formidabili acquedotti. Con conseguente balletto assai mortificante fra Regione, Comune ed Acea comprese le incursioni ministeriali per evitare che il mondo sappia quanto è malridotta la Città Eterna in tempi di tweet e di social più veloci della luce.
Sono davvero lontani i tempi di Dionigi d’Alicarnasso che individuava la grandezza dell’Impero romano da tre cose: acquedotti, strade, fognature. E Plinio giudicava il trionfo di acque pubbliche a Roma lo spettacolo… più meraviglioso. Una dimostrazione di potere che oggi si è trasformata in una manifestazione di incapacità palese ad usarlo; potere che esige una cultura di governo evidentemente non nelle corde di chi amministra la Capitale senza spingersi più in là.
Ma c’è di più: le crisi di trasporti ed acqua mettono di fatto sotto accusa la gestione pubblica come se ormai l’unica speranza sia quella di privatizzazioni come alternativa allo sfascio pubblico. Dimenticando che finora privatizzazioni hanno voluto dire soprattutto tariffe più alte, manager strapagati, responsabilità ancor più anonime rispetto alle disfunzioni del servizio. Insomma tutto cambierebbe meno la vittima: il cittadino.
Sarebbe invece più salutare restituire all’intervento pubblico quella efficienza e quel ruolo di garante nei confronti delle esigenze delle famiglie che altrove vengono praticati senza bisogno di sceneggiate tragicomiche. Un ruolo pubblico in economia che andrebbe rivisitato e rivalutato ma al di fuori di convenienze… pelose e vocazioni corruttive. In questo senso una riflessione non demagogica nella sinistra riformista non guasterebbe. Anche perché se i politici che oggi amministrano non se ne sono accorti, fuori dei nostri confini lo Stato che governa e difende gli interessi pubblici c’è e si impone alla faccia delle furbizie liberiste che stanno passando di moda. Tranne che da noi, ovvio. Da noi basta lo scarico di responsabilità. Il nulla.