Siccità, tra cambiamenti, reti colabrodo e pessime abitudini

 

-di GIANMARIO MOCERA-

Che strano clima: caldo, fiumi in secca, agricoltura a rischio, le falde acquifere basse come non mai, fenomeni temporaleschi improvvisi e devastanti che colpiscono anche gravemente i territori, le cose, le persone. Scatta l’allarme: siamo in siccità e nel pieno di un’emergenza idrica.

Regioni, città grandi e piccole colpite, ed ecco che tutti all’improvviso entrano nella psicosi del caldo, giornali, media televisivi, radio, social e altro a dispensare immagini e consigli per anziani e bambini e mamme in dolce e afosa attesa, tutti tesi ad ascoltare, leggere notizie sull’anticiclone delle Azzorre. Come se non bastasse il caldo insopportabile, gli incendi hanno devastato ampie zone boschive della penisola, lasciando devastazione ovunque, anche in Europa, come l’incendio che ha incenerito una vasta area del Portogallo a ridosso di Lisbona.

Come sempre, tutte le crisi che attraversano l’Italia mettono in luce la fragile struttura generale del paese: è stato cosi per la crisi economica del 2008 che ha messo in luce la destrutturazione e il ridimensionamento industriale italiano, ed è così anche per la crisi idrica.

Fatti esterni o non controllati, ma prevedibili, mettono in seria difficoltà il nostro sistema di rifornimento idrico, come se l’allarme lanciato nei mesi precedenti, da studiosi di clima e meteorologia non sia mai arrivato a nessuno o meglio sia stato un “ buco nell’acqua” (per quanto in questo momento scarsa).

Le note degli scienziati evidenziano come la mancanza di piogge dei mesi scorsi non ha permesso di rifornire in modo adeguato le falde, di conseguenza il livello idrico è sceso drasticamente; il clima secco e i temporali violenti non permetteranno un incremento rapido delle risorse.

Eventi previsti e prevedibili che ci trovano impreparati, come se ci cogliessero di sorpresa. Forse la dimensione cittadina ci fa percepire poco il cambiamento: aprire un rubinetto a casa è una cosa normale, ma quando l’acqua comincia a mancare, allora si comprende che c’è un problema; imputabile soltanto al meteo? Possiamo limitarci a osservare con un luogo comune che dire le stagioni non sono più quelle di un volta?

Certo sono luoghi comuni che contengono delle verità: le stagioni e il clima sono cambiati molto velocemente; la nebbia a Milano fino agli anni ottanta era una cosa seria, oggi è del tutto sparita, così potremmo dire per molti altri fenomeni, ma i cambiamenti climatici, al di la delle responsabilità, accertate e distribuite oggettivamente, ci sono sempre stati, invece, è mancato il governo del territorio e delle risorse idriche. Scoprire oggi che siamo alla frutta è una presa in giro nei confronti dei cittadini.

Viviamo in un Paese che ha sviluppato a una delle civiltà più longeve della storia: strade e acquedotti erano strumenti di penetrazione nel territorio, di governo dell’economia e degli scambi commerciali e culturali. Vedere oggi cosi poca attenzione a una risorsa vitale come l’ acqua è segno di scarsa lungimiranza: lo spreco di un bene così essenziale determina uno dei deficit più preoccupanti che quotidianamente accumuliamo senza rendercene conto.

Spesso lanciamo delle battaglie culturali giuste e importanti, come l’acqua gratis per tutti: si tratta di un bene irrinunciabile che non può essere messo nelle mani del mercato o di un mercante qualsiasi. Tuttavia è necessario combattere con leggi adeguate e accordi internazionali le cattive abitudini della modernità che si manifestano attraverso l’enorme quantità di gas nocivi rilasciati nell’atmosfera; il clima è velocemente cambiato perché altrettanto velocemente è cambiata la società. Contemporaneamente gli stati dovrebbero adeguare i propri sistemi idrici per ridurre gli sprechi di acqua: se lo avessimo fatto nel passato, forse oggi avremmo meno sete.

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