La Bastiglia, il valore simbolico di un edificio senza valore

 

-di GIULIA CLARIZIA-

È una rivolta?”. “No, Sire. È una rivoluzione”. Si narra che così rispose il duca di Liancourt alla domanda di Luigi XVI la sera dell’assalto alla Bastiglia.

Per la celebrità che questo avvenimento ha immediatamente ottenuto, e per il valore ad esso attribuito in seguito, si potrebbe immaginare come un’impresa titanica. I rivoluzionari francesi infatti conquistarono e distrussero un baluardo del potere assoluto. Ma cos’era la Bastiglia nel 1789? Si dice: “una prigione politica”. E questo avvalorerebbe ancora di più l’importanza della sua conquista da parte degli insorti. Effettivamente la fortezza della Bastiglia fu convertita sotto Richelieu a prigione per rinchiudere le vittime delle lettres de Cachet, ovvero ordinanze firmate direttamente dal re a cui non si poteva fare appello. Tuttavia dietro i fuochi d’artificio che ogni anno illuminano i cieli del 14 luglio si cela una curiosità. La Bastiglia, fatta costruire da re Carlo V per proteggere la porta parigina di Saint-Antoine, era ormai praticamente dismessa, al punto che Luigi XVI ne aveva già ordinato la demolizione, rimandata negli anni precedenti a causa degli alti costi che avrebbe comportato.

La struttura risalente alla seconda metà del quattordicesimo secolo era a dir poco imponente sia in altezza sia in larghezza, con otto torri e un fossato intorno alimentato dalla Senna. E fu questa imponenza piuttosto che la sua reale utilità a rendere la Bastiglia un bersaglio nell’immaginario collettivo francese in tempi di rivoluzione. Già nei Cahiers de doléances, i registri in cui venivano annotate le lamentele delle assemblee degli stati francesi, ne veniva richiesta la distruzione proprio in quanto simbolo dell’Ancien Régime, sebbene la prigione contenesse all’epoca ben pochi detenuti. Infatti essa aveva ormai superato un passato di detenzioni quasi leggendarie, come quella de “la maschera di ferro”, il presunto fratello gemello di Luigi XIV fatto rinchiudere proprio da quest’ultimo e ricordato nell’omonimo film di Randall Wallace.

Quando il popolo parigino infervorato e in cerca di armi giunse alla Bastille per trafugare della polvere da sparo, liberò ben tutti e sette i prigionieri che vi erano rinchiusi. Qualche ladro e un irlandese pazzo che millantava di essere Giulio Cesare.

A controllare questi pericolosi sovversivi vi erano trentadue guardie svizzere, tutte uccise nel tentativo di difendere la prigione durante l’assalto.

Da simbolo del potere assoluto, dopo il 14 luglio 1789 la Bastiglia divenne l’icona della rivoluzione francese, e viene ricordata avvolta dal fumo degli spari e assaltata dal popolo in nome di liberté, egalité e fraternité, come nel quadro di Jean-Pierre Houël.

Dopo la rivoluzione la Bastiglia fu rasa al suolo e sorprende scoprire che anche in un’epoca lontana dalla commercializzazione accanita del capitalismo e del turismo di massa, i suoi resti venivano venduti praticamente come souvenirs.

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