-di SANDRO ROAZZI-
Molti nemici, molto onore, sembra voler ripetere con la sua relazione annuale il Presidente dell’Inps Tito Boeri, convinto che la lista di chi vorrebbe il suo…pensionamento anticipato dalla carica sin qui ricoperta venga anticipato, sia piuttosto lunga. Intanto però Boeri informa che delle 440 prestazioni dell’Inps solo 150 sono di natura pensionistica. C’è da chiedersi cosa aspetta allora cosa aspetta a proporre un piano di separazione fra assistenza e previdenza, come da anni molti invocano, invece di “proporre” di cambiar nome alla attuale struttura in quello di Istituto della protezione sociale.
Su un punto Boeri invece ha ragioni da vendere: ormai i contributi degli immigrati sono parte insostituibile del sistema previdenziale. Tanto che rinunziare al lavoro degli immigrati nei prossimi anni vorrebbe dire rinunciare a circa 38 miliardi di euro. Una follia. Del resto i lavoratori stranieri che arrivano in Italia sono sempre più giovani, aumentati nell’ultimo periodo di 150 mila unità e questo, ovviamente, si traduce in ossigeno per le casse dell’Inps. A maggior ragione però occorrerà non solo una cultura dell’accoglienza chiara, ma anche una ferma opposizione a nuove forme di sfruttamento ed al lavoro nero.
Intanto la questione sociale dei redditi delle fasce sociali più sfavorite è ben lungi dall’essere risolta. Boeri ricorda che il reddito di inclusione è un passo avanti ma insufficiente, c’è tutta aperta la questione di una copertura del reddito a chi termina le varie forme di sostegno durante la disoccupazione. E ci sono 5,8 milioni di pensionati sotto i mille euro. Per non parlare, diciamo noi, della questione del tutto irrisolta del futuro previdenziale dei giovani,come pure del rapporto fra sanità e condizione anziana.
In compenso però, dice boeri, il Jobs act ha aiutato a far crescere di dimensioni le piccole imprese. Anche in questo caso però si potrebbe obiettare che mentre questo avviene contemporaneamente si assiste al fenomeno del restringimento dell’area del lavoro dipendente.
Certo è che anche dalle parole del Presidente dell’Inps si avverte l’esigenza di una svolta profonda, ben ponderata, frutto di una riflessione la più ampia possibile. Su una problematica che non può essere di certo terreno di caccia elettoralistico per nessuno.