Tamburrano e quella battaglia su piazza Matteotti a Benevento

-di ENZA NUNZIATO-

Con Giuseppe Tamburrano scompare un altro protagonista della stagione inclusiva, partecipativa, formativa del Socialismo Italiano. Una figura che, insieme a tanti altri, è stata un rifermento per molti giovani che volevano trovare un porto sicuro e un confronto serio e dialogante.

A Giuseppe mi lega (non riesco a usare il passato) un’amicizia profonda fatta di condivisione dei valori socialisti e umani, della difesa strenue e senza tentennamenti dei diritti dell’Uomo, degli indifesi, degli ultimi.

Ma di Giuseppe mi piace ricordare la battaglia, orgogliosa e fiera nel nome del Socialismo, che facemmo in difesa della denominazione della Piazza Giacomo Matteotti di Benevento.

Un’agorà che si trova nel pieno centro del capoluogo sannita, e che, nonostante vari tentativi di rimozione della storia, conserva ancora oggi, due targhe intitolate al martire del Socialismo.

Una vicenda tutta italiana, che evidenziò le mille contraddizioni del dopo Prima Repubblica, dello smarrimento post ideologico e di un allora sindaco di Alleanza Nazionale, che non aveva smesso di ascoltare i discorsi di Mussolini. La storia di una piccola provincia che fece Storia, grazie a un articolo firmato Gian Antonio Stella, in prima pagina, sul Corriere della Sera. Al quale seguirono altri articoli su diversi quotidiani.

Potevamo dirci soddisfatti… Ma non ci bastò, e fu così che con Giuseppe Tamburrano, Angelo Sabatini, presidente della Fondazione Matteotti, e con il deputato Umberto Ranieri, organizzammo un incontro a Benevento in piazza Matteotti, in occasione dell’uccisione dell’onorevole socialista antifascista. Fu un momento di grande commozione e partecipazione, anche perché il dibattito si chiuse con una drammatizzazione dell’ultimo discorso tenuto in Parlamento da Giacomo Matteotti, a cura di Michele Cosentini.

Uniti nel nome di un Socialismo che guarda sempre in avanti.

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