In vista del 18. Portare idee, lasciare a casa le riserve mentali

 

-di SALVATORE BONADONNA-

L’appello proposta di Anna Falcone e Tommaso Montanari mi pare chiaro, limpido, lineare nel proporre un’alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza. Ho letto tanti interventi che partono dalla condivisione di fondo e pongono, però, una serie di interrogativi, di condizioni, di richieste di precisazione su una serie di questioni non irrilevanti e non secondarie, gran parte delle quali da me condivise. Tuttavia non riesco a scrollarmi di dosso la sensazione che tali questioni siano sollevate al fine di definire in qualche modo quasi delle quote di rappresentanza specifica dentro questa alleanza da costruire. Se le mie sensazioni dovessero essere rispondenti alla realtà sarei legittimamente preoccupato; sarebbe il segno che la storia recente non ha insegnato nulla.

Per evitare la dannata coazione a ripetere sarà bene che tutte le persone ma anche le formazioni sociali, politiche, culturali a cui si rivolge l’appello e la proposta giungano a Roma il 18 carichi di idee, di idealità e generosità accantonando attese individuali che, inevitabilmente, guardano al risultato elettorale a breve termine.

Norma Rangeri ha ragione quando dice che quella proposta da Montanari e Falcone è l’ultima occasione che si presenta a quella congerie di sinistre che le hanno provate e subite di ogni specie. Democrazia e uguaglianza sono termini che segnano un discrimine verso le politiche e i politici che direttamente o indirettamente hanno sostenuto politiche di contenimento della democrazia in nome del mercato e della finanza o politiche che, in nome del liberismo economico, hanno alimentato le diseguaglianze sul mercato del lavoro e nella società. Il richiamo all’Art.3 della Costituzione è dunque fondativo di una alleanza popolare che non può che escludere tutti e tutto ciò che in questi decenni si è mosso affinché lo stato facesse il contrario di quando la Costituzione detta. Da oltre trent’anni i governi hanno operato affinché la Repubblica rimuovesse gli ostacoli che frenano il mercato e l’impresa togliendo e tagliando diritti del lavoro e diritti sociali. Ed è dai tempi dell’Ulivo mondiale e della terza via blairiana che la politica della sinistra si è fatta strumento delle politiche della destra liberista cancellando persino quelle misure che Roosevelt aveva adottato in materia di banche e finanza speculativa.

Quindi non è solo la stima nei confronti di Montanari e Falcone che mi fa essere tranquillo circa le loro intenzioni ma la pregnanza dell’impianto con il quale chiamano tutte e tutti a cimentarsi. Questo impianto non ha a che fare né con la terza via né con l’ulivo o col centrosinistra assunto come categoria dello spirito da alcuni neo apprendisti stregoni.

So bene che il senso comune alimentato a piene mani dal potere a dai media spingono a sminuire la portata di questa iniziativa e, comunque, a ricondurla ad una delle tante varianti del politicismo con cui si alimentano i talk-show. Non si può certo pretendere che i giornalisti mainstream contraddicano la propria subalternità. Basta leggere la quantità di spocchiose stupidità dette a proposito di Jeremy Corbyn e della sua battaglia nel Labour e nel Regno Unito; un cinico intelligente come Giuliano Ferrara al fine di delegittimare Corbyn fa finta di non capire e dice che ci fosse stato Blair al suo posto il Labour avrebbe vinto le elezioni. Stanno disperatamente puntellando la traballante ideologia della globalizzazione dei mercati finanziari, che sta alla base dello svuotamento della democrazia e dell’ipertrofia della diseguaglianza, considerando tutto ciò un dato naturale ed immodificabile, solo da amministrare in funzione della sua conservazione.

Occorre rompere lo stato delle cose esistenti e che è alla base dell’infelicità dei tempi attuali. Non è un caso che le giovani generazioni inglesi seguano Corbyn nel suo progetto di rinazionalizzare le ferrovie e ripubblicizzare il Servizio Sanitario Nazionale; erano i pilastri che il liberismo della Thatcher e la terza via di Blair avevano abbattuto e le cui rovine gravano sulle spalle di chi non ha più sicurezza sociale. Lottare per la democrazia e l’uguaglianza non è dunque il recupero di un passato glorioso ma esattamente, per le nuove generazioni, l’obiettivo di un futuro da conquistare. Mi auguro che lo abbiano presente quanti ci saranno il 18 a Roma, siano dirigenti di formazioni politiche della sinistra, rappresentanti di associazioni e di movimenti, cittadini che, non avendo trovato queste proposte nei programmi elettorali delle formazioni politiche del pensiero unico neoliberista e rifiutando la barbarie del bellicismo, del razzismo e del bullismo politico, hanno detto not in my name attraverso l’astensionismo.

Quindi portare sale di idee, pane da condividere, scarpe per un cammino lungo perché costruire un’alleanza come quella proposta non può essere l’esercizio di montare una lista elettorale tanto per passare un’altra nottata della politica triste.

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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