Il Fondo Monetario Internazionale guidato dalla signora Christine Lagarde, dopo aver ridotto in fin di vita la Grecia, è tornato a posare il suo sguardo sull’Italia. Dopo averci comunicato che cresceremo più del previsto (1,3), ci ha spiegato, però, che dobbiamo portare a termine le “riforme”. Quali? Beh, quelle che al Fondo piacciono tanto, cioè in purissima salsa liberista. Riaffiorano antiche ossessioni. Le pensioni, ad esempio. Il Fondo sa bene che la questione andrebbe affrontata in maniera più seria, semmai depurando i costi da voci improprie, una revisione che rende la nostra spesa in linea con quelle europee o invitando il nostro governo a calcolare la spesa al netto delle imposte (come avviene in molti paesi europei) e non al lordo. E poi l’imposizione da spostare su quella indiretta. Motivo? Allargare il perimetro di chi paga. Ma in Italia il problema del perimetro stretto è la conseguenza dell’ampiezza dell’area dell’evasione. Al Fondo non interessa il fatto che la tassazione gravi in particolare sui redditi visibili, sui salari e sulle pensioni e che, perciò, la riforma dovrebbe riguardare l’Irpef e il modo in cui far pagare chi non paga. Invece, meglio punire due volte i lavoratori facendo pagare loro non solo l’Irpef ma anche l’aumento dell’Iva e tre volte i pensionati (all’Irpef e all’Iva bisognerebbe aggiungere l’impoverimento delle pensioni, una strada con successo battuta in una Grecia ridotta allo stremo). La sostanza è che al Fondo si può applicare lo slogan di una vecchia campagna pubblicitaria contro l’Aids: se lo conosci, lo eviti.