Le fondazioni bancarie e l’intreccio con la politica

-di MAURIZIO BALLISTRERI-

Le rivelazioni contenute nel libro dell’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, Poteri forti (o quasi). Memorie di oltre quarant’anni di giornalismo, sul ruolo dell’attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, nella vicenda di Banca Etruria, della quale il padre era amministratore, è solo l’ultimo atto della tormentata vicenda del sistema creditizio nel nostro paese, secondo molti cittadini assimilabile all’aforisma di Bertolt Brecht “che cos’è rapinare una banca in confronto al fondarla?”.

E nell’immaginario collettivo che vede, giustamente, sul banco degli imputati allo stesso modo la politica e i vertici degli istituti di credito, per il disastro sociale che stiamo vivendo, rimangono in ombra, quasi occultate, le fondazioni bancarie.

Le fondazioni bancarie furono istituite con la legge n. 218 del 1990, la cosiddetta “legge-delega Amato-Carli” e hanno subito successivi aggiornamenti con una serie di provvedimenti legislativi nel 1998, nel 1999 sino alla “legge-Tremonti” del 2001, che ne hanno definito una configurazione giuridica quali enti di utilità sociale di diritto privato. Un regime giuridico in cui risiede la perversa genialità di questo strumento del mondo bancario: dietro lo schermo di ipotetiche attività filantropiche e di solidarietà, le fondazioni controllano o comunque orientano in modo significativo i più importanti istituti di credito italiani, mentre la loro gestione appare opaca e poco permeabile ai controlli pubblici. La vicenda del Montepaschi di Siena è paradigmatica al riguardo, laddove la sola fondazione Montepaschi ha avuto perdite per 4 miliardi (con conseguenti svalutazioni della sua quota azionaria, ormai ridotta all’15%), senza che emergano responsabilità e che i vari ministri del Tesoro abbiano posto in essere interventi di vigilanza.

La verità è che le fondazioni rispondono direttamente al mondo politico, i loro consigli sono designati in gran parte dalle maggioranze degli enti locali, camere di commercio, università, associazioni d’impresa e, in alcuni casi, potere ecclesiastico. Le conseguenze sono le ricorrenti crisi (e i crash!) delle banche in Italia, con gravi danni per l’efficienza del sistema creditizio, di cui riducono la contendibilità e l’accountability del management. Uno degli elementi fondamentali purtroppo, di quell’intreccio perverso fra economia e politica e della cultura dell’incompetenza e del clientelismo, che affligge il Belpaese.

E se si intervenisse per abolire le fondazioni, smobilitando i quasi 60 miliardi di disponibilità, per garantire il credito agli operatori economici che hanno progetti credibili e per investire in grandi infrastrutture?

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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