Ravenna, 92 anni guardando sempre avanti

-di SANDRO ROAZZI-

Auguri di cuore a Ruggero Ravenna. 92 anni per uno degli artefici della nascita e della storia della Uil, l’organizzazione sindacale che nel momento storico della scissione non… doveva esserci, ed invece ha dimostrato di saperci essere nel panorama sindacale e sociale italiano grazie anche all’ impegno convinto e tenace di dirigenti come lui. La Uil, laica e socialista si caratterizza nei suoi inizi come una forza che vuole essere riformatrice al di fuori di ideologie totalizzanti. Ravenna in questo progetto trova il suo ruolo da protagonista.

Il riformista, diceva Federico Caffè, “è convinto di operare nella storia, ossia nell’ambito di un sistema di cui non intende essere né l’apologo , né il becchino; ma, nei limiti delle sue possibilità, un componente sollecito ad apportare tutti quei miglioramenti che siano concretabili nell’immediato… egli preferisce il gradualismo delle trasformazioni a una sempre rinviata trasformazione radicale del sistema…”. Definizione che si attaglia perfettamente alle caratteristiche di coloro che, come Ravenna, hanno scelto di percorrere un cammino riformista all’interno della cultura laica e socialista del secondo dopoguerra italiano.

Come molti della sua generazione Ravenna ha dovuto fronteggiare tempi difficili fin da molto giovane con scelte personali altrettanto difficili. Ma nel momento in cui la Uil diventa la sua casa sindacale e professionale dimostra qualità non facili da mettere in campo: saper costruire, sapersi collegare ai mutamenti economici ed ai conseguenti fermenti sociali, saper privilegiare le strategie che cercano di guardare avanti, oltre il contingente.

In tal modo dà un contributo rilevante al consolidarsi di una fisionomia organizzativa della Uil; è fra i protagonisti del superamento delle gabbie salariali alla fine degli anni ’60, sintomo di una trasformazione tumultuosa in atto dell’Italia industriale di quel periodo; si batte al fianco di un altro socialista di cui è amico, Giacomo Brodolini, per far affermare con lo Statuto dei diritti dei lavoratori un’Italia più rispettosa della dignità del lavoro. E comprende bene che il crescere nel sindacato delle speranze unitarie va condiviso perché in esso vi è anche una forte spinta ad un rinnovamento più generale, anche di tipo generazionale. E quando nella Uil si presenterà l’opportunità di operare questo rinnovamento con la Segreteria di Giorgio Benvenuto, , generosamente lo favorirà.

Le battaglie compiute nel sindacato a sostegno del disegno unitario e nella Uil stessa, nella quale aveva del resto dialogato con tutti e difeso con convinzione le ragioni della Uilm di Giorgio Benvenuto, lo segnalano come uno dei dirigenti sindacali più avanzati e più disponibili a riflettere sui cambiamenti che, fra l’altro, consegnavano al movimento sindacale maggiori e più impegnative responsabilità.

La passione per la politica di Ravenna non ha messo mai fra parentesi la peculiarità, l’autonomia e la centralità della esperienza sindacale.

E non ha mai concepito l’azione sindacale come un qualcosa disgiunto da una visione più complessiva della società. Ecco perché è stato fra coloro che hanno approvato il disegno di Benvenuto di una Uil che mantenendo le sue caratteristiche storiche, fosse però aperta ad altre esperienze, come quelle che portarono ad esempio in Confederazione dirigenti come Borroni dalle Acli e Miniati dalle esperienze del Psiup e del Pdup. In quella occasione mostrò una disponibilità che nasceva anche dall’essere convinto che al dunque questo incontro fra sensibilità diverse non avrebbe snaturato i valori della Uil ma semmai li avrebbe resi riconoscibili anche in altre aree politiche e sociali.

La voglia di guardare avanti Ravenna non l’ha mai persa. In una intervista all’Astrolabio del 1981, quando è uscito dalla Uil per diventare Presidente dell’Inps sostenne che ” sin dal momento del mio insediamento a Presidente ho sostenuto l’esigenza di pervenire ad una netta separazione fra assistenza e previdenza per evitare gli squilibri delle gestioni Inps… Lo Stato deve assumersi questo onere altrimenti si metteranno in discussione le possibilità di miglioramento dei trattamenti pensionistici…”. Un monito che allora cadde inascoltato ma che ancor oggi fa riflettere.
Ravenna è uno dei testimoni di una generazione che con passione ha interpretato un ruolo sindacale che “doveva” essere in grado in grado di cambiare le cose. Ruolo mai facile, sempre in discussione, ma che al dunque ha aperto la strada ad una reale promozione sociale ed umana del mondo del lavoro. Lo è stato nei tempi in cui firmava le tessere sindacali dei lavoratori grafici come Segretario di quella categoria (una di quelle l’ho trovata fra gli oggetti che mio padre, operaio del Poligrafico dello Stato, conservava), come in quelli nei quali ha assolto ai compiti di Segretario confederale e generale (con Vanni e Ravecca) della Uil.

Potergli fare gli auguri oggi è non solo un gesto di affettuosa simpatia ma anche un modo per inviargli, senza retorica, un grazie sincero.

fondazione nenni

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