Dopo otto anni, i contratti degli statali potranno essere rinnovati. A sbloccarli definitivamente avrebbe provveduto, secondo quanto promesso da Marianna Madia (che comunque, prima del referendum costituzionale aveva firmato l’accordo-quadro), raggiante ministro della funzione pubblica, la riforma della Pubblica Amministrazione (in virtù di un rapporto di causa ed effetto sotto alcuni aspetti legittimo ma nella sostanza abbastanza incomprensibile considerato il lungo periodo di “blocco”: ma tant’è…). Se lo augurano ovviamente i sindacati. La riforma prevede diverse novità (fatti salvi eventuali interventi giurisdizionali che dovessero amputarla in qualche parte). I decreti approvati ieri definitivamente dal consiglio dei ministri prevedono:
- A coloro che sono risultati idonei nei concorso verrà riservata una quota di assunzioni pari al 20 per cento. Ma le assunzioni non verranno più decise in base alle piante-organiche ma in virtù delle esigenze effettive (fermo restando i limiti di bilancio che sino ad ora le hanno sostanzialmente bloccate determinando una riduzione dei dipendenti dello Stato. Dunque per ora siamo alla teoria in attesa della pratica).
- La riforma promette una boccata di ossigeno per i precari. Non per tutti, ovviamente, ma per chi negli ultimi otto anni è stato al servizio della Pubblica amministrazione per almeno tre (anche non continuativi). Nel giro di tre anni, dal 2018 al 2020, saranno assunti. Non si tratta, comunque, di una “sanatoria globale. Infatti chi è giunto nella PA per concorso, sarà inserito direttamente; per tutti gli altri verrà garantito il 50 per cento dei posti disponibili nelle prove che si terranno in avvenire.
- Premi ai “migliori”. Non saranno più indiscriminati ma distribuiti sulla base dei giudizi. A formarli potranno provvedere anche gli utenti opportunamente contattati. Cancellata la legge Brunetta che, al contrario, prevedeva che comunque a secco sarebbe rimasto un quarto dei dipendenti.
- Per l’assenteismo si prevede una stretta su coloro che sistematicamente si assentano il venerdì o il lunedì prolungando in questo modo il fine settimana. Lotta anche alle assenze di massa che si verificano in date specifiche (come le iscrizioni nelle scuole) e premi per favorire la presenza laddove i tassi di assenteismo sono troppo elevati.
- Le visite fiscali verranno effettuate dai medici dell’Inps. Verranno armonizzate le fasce orarie per garantire una reperibilità sistematica.
- Quattro mesi per decidere il licenziamento per scarso rendimento o condotte illecite. Resta l’articolo 18 ma il risarcimento avrà un tetto (ventiquattro mensilità al massimo). Quattro mesi per giungere alla sanzione. I neo-assunti che nell’arco di vigenza contrattuale (tre anni) dovessero essere valutati negativamente per la qualità del lavoro offerto, potranno essere “tagliati”.
- Definito il rapporto tra legge e contratto: la prima fissa le regole, il contratto potrà derogare in quelle aree che riguarda il rapporto di lavoro a cominciare dalle sanzioni per finire alla mobilità.