-di SAMUELE DE GIORGIO-
Il rapporto tra giovani ed imprese è un tema che riempie costantemente i λόγοι di giuslavoristi e politologi impegnati. È infatti la tematica centrale dell’incontro odierno di Go Beyond, il ciclo seninariale organizzato dalla Feps, dalla Uil, dalla Fondazione Nenni e dal Forum Nazionale dei Giovani.
Ne parla per primo l’On. Oreste Pastorelli che, tramite slides esaustive, racconta in modo obiettivo il contesto storico-economico in cui muove il discorso.
I punti che emergono sono tanti – talvolta preoccupanti.
Si pensi che, secondo l’Università di Oxford, il 47% dei lavori scomparirà nell’arco di un paio di decenni o che la contraffazione sottrae al fisco ben 2 miliardi di euro e 160 mila posti di lavoro. Sono elementi, tra i tanti, che trasformano ed ostacolano il mercato del lavoro.
Il dibattito si sposta sulla green economy e compaiano anche i primi dati incoraggianti: il 26% delle aziende italiane ha investito in energia green per ridurre le emissioni di CO2; il 13,2% dell’occupazione nazionale è impiegata nella green economy; il 13% del totale è il contributo della green economy all’economia del paese; sono stati introdotti gli eco-reati nel codice penale e sono stati previsti – nella legge finanziaria 2016 – sovvenzioni in favore della mobilità sostenibile.
Il percorso è tracciato. Si profilano nuove prospettive lavorative tra le quali figurano progettisti, ingegneri ambientali, green copywriter, risk manager et similia.
Il futuro è sostanzialmente verde.
La discussione procede con Antonio Candela, un giovane ingegnere di 36 anni, che espone il progetto “Comincenter”, un nuovo hub tra la ricerca attiva nel lavoro e le digital skills.
Il progetto nasce dall’analisi degli ultimi trend di Eurostat, Jobvite e Mckinsey sulla ricerca attiva e passiva del lavoro da parte dei candidati italiani, oltre alle grandi opportunità legate al mondo del web&mobile, con tante aziende alla ricerca di nuovi talenti su cui investire: più specificatamente, un luogo creato per ricercare e generare opportunità attraverso processi di formazione per giovani di età media pari a 26 anni.
E’ una storia avvincente che, a mio sommesso avviso, pone le basi per due considerazioni.
In primo luogo, la scuola italiana è completamente avulsa all’innovazione tecnologica: essere fuori dal mercato equivale a non sapere in che direzione dirottare gli input.
In secondo luogo, le start-up di questo tipo ci ricordano, checché se ne dica, da dove provengono l’innovazione, i redditi più rilevanti, la ricchezza e chi può generare occupazione.
In Italia su questo tema si tace: la classe politica è ancora alle prese con grattacapi, forse, non più appartenenti a quest’era archeologica, mentre gli imprenditori chiedono, vanamente, di poter ricevere finanziamenti; chiedono una totale o parziale detassazione degli utili reinvestiti; chiedono, più semplicemente, libera concorrenza – falsata da una imposizione fiscale usuraia e da un cuneo fiscale esorbitante che blocca le assunzioni.
Torna, quindi, prepotentemente, una scena già vista: il futuro è creatività, giovani e, soprattutto, impresa.
Per concludere la mattinata di relazioni, interviene, sul tema dei Millennials, Maria Freitas, Policy Advisor della FEPS.
E’ la narrazione ridondante di un fenomeno a cui non si riesce a porre argine, la sfiducia dei giovani nei confronti dei politici.
Fioriscono le opinioni, trai partecipanti, sulle opportunità di riformare il concetto di rappresentanza, da cui emerge con fermezza l’idea di una necessità di riformare.
Non un’opportunità , dunque, ma una necessità.
Nel pomeriggio il tema è diverso. Si parla di storia del sindacato ma soprattutto del giornalismo. Autorevoli relatori, Antonio Maglie ed Alessandro Roazzi, raccontano i passaggi più rilevanti che ne hanno mutato i tratti somatici.
Perché, anche se qualcuno l’ha dimenticato, conoscere la storia equivale ad avere una lente d’ingrandimento sul futuro.